La battaglia per il campo body

Nel tentativo di combinare le richieste di design multi-device con testi pieni di contenuti multimediali, siamo finiti contro a un muro. L’approccio a pezzi (o chunk), composto di campi e template, che abbiamo sviluppato, non può salvarci dall’accoppiamento sbagliato tra il nostro contenuto e gli strumenti descrittivi di HTML. La buona notizia è che non dobbiamo convertire tutti i nostri progetti in XML per usufruire della saggezza della community di XML. Possiamo pubblicare del contenuto strutturato che supporti i bisogni degli editor e degli art director di oggi e contemporaneamente rendere il nostro contenuto adatto alle generazioni future, usando degli elementi e delle proprietà personalizzate per rappresentare il significato del contenuto, trasformandolo in HTML come output e assicurandoci che i tool di editing condividano lo stesso vocabolario.

Vedere l’elefante: deframmentare la user research

Silos: vanno bene per il grano, ma sono terribili per comprendere il comportamento dei clienti [silos è in USA sinonimo di dipartimento chiuso, ndr]. Proprio come preferiamo i tool di ricerca che troviamo familiari e comodi, così le grandi aziende usano spesso dei metodi di ricerca che riflettono le proprie preferenze di selezione interna. Come risultato, si lasciano sfuggire la rilevazione (e la conferma) di pattern interessanti che emergono contemporaneamente da diversi silos di ricerca, e probabilmente non verranno a sapere cose nuove ed importanti. Il leader e maestro della IA Lou Rosenfeld spiega come equilibrio, cadenza, conversazione e prospettiva forniscano un framework che permette ai team di ricerca di pensare in maniera trasversale rispetto ai silos e di realizzare intuizioni potenti che possono essere comprese anche dai senior leader.

UX connesse

La vostra inbox trabocca di email che suggeriscono feature e miglioramenti. Invece di trarne beneficio, vi sentite sopraffatti da una valanga ingestibile. Fate test di usabilità, interviste agli utenti e analisi sui competitor, create e condividete degli insight cruciali, tuttavia, nel giro di qualche mese, quello che avrete imparato sarà andato perso, dimenticato o verrà ignorato da qualcuno in un altro dipartimento. E se poteste vagliare, memorizzare e condividere tutto quello che avete imparato riguardo ai vostri clienti in un modo che vada oltre i confini dei vari dipartimenti, che preservi ed amplifichi gli insight e che faccia diventare ogni membro della vostra azienda un ricercatore? Il direttore della user experience di MailChimp Aarron Walter ci spiega quello che ha fatto il suo team. Potete farlo anche voi.

L’onestà materica sul web

L’onestà materica, ossia l’idea che una sostanza debba essere sé stessa, piuttosto che imitare qualcosa d’altro, ha guidato tutti da Ruskin a Charles e Ray Eames. C’è un modo in cui noi possiamo applicare l’onestà materica nei nostri immateriali progetti (digitali)? I suoi principi possono in qualche modo portare un po’ di chiarezza nei dibattiti estetici come quello del web design flat vs. quello scheomorfico? E come può un approccio di questo tipo cambiare il modo in cui concepiamo e vendiamo i nostri progetti? Kevin Goldman prevede un aumento della longevità del nostro lavoro e anche della nostra carriera se applichiamo i principi dell’onestà materica al nostro mondo digitale.

La UX dell’apprendimento

Pensate all’ultima volta in cui avete ordinato un libro, prenotato un volo o comprato un’auto: come avete scelto quale libro leggere, dove andare in vacanza o quale auto fosse la più adatta a voi? Potreste aver cercato online, letto delle recensioni o chiesto consiglio ad altre persone per aiutarvi a fare una scelta consapevole. In due parole, emavete imparato/em. Apprendere è un processo complesso costituito da varie fasi, a ciascuna delle quali corrispondono compiti ed emozioni. Comprendere il meccanismo attraverso cui gli utenti apprendono può esserci d’aiuto per creare delle esperienze che supportino l’utente attraverso l’intero processo. Cominciamo dall’imparare una o due cose sull’apprendimento stesso per poter progettare delle migliori esperienze di apprendimento online.

Domande Non Frequenti Sulle FAQ

Noi diamo per scontato che le FAQ facciano parte del contenuto dei nostri siti, ma funzionano davvero o sono un cerotto per del contenuto un po’ traballante? Il FAQ-hater R. Stephen Gracey esplora la storia e l’usabilità delle FAQ. Imparate come raccogliere, tracciare ed analizzare le domande vere degli utenti, le richieste di vendita e quelle di supporto ed usate la prospettiva derivante da questi risultati per migliorare il contenuto del vostro sito, non solo per scrivere delle FAQ. Scoprite quando le FAQ sono appropriate per la vostra strategia per il contenuto e scoprite come assicurarvi che la vostra collezione di FAQ stia assolvendo il suo compito aiutando i vostri clienti.