Lo squilibrio del culture fit

Perché il mondo sia migliore nel nuovo anno dobbiamo anche riconoscere su cosa abbiamo influenza e andare oltre il nostro disagio per creare un cambiamento in noi stessi e nel mondo. Quelli tra noi che hanno un ruolo nel processo di assunzione possono migliorare pensando criticamente al culture fit. Matt Griffin ci sfida a considerare se così si crea effettivamente il tipo di team che è meglio per l’azienda o se serve principalmente a metterci a nostro agio circondandoci di persone in gran parte come noi ma in modi che non sono rilevanti per il business.

Gestire l’ego

Ognuno di noi può essere quel collega irrazionale che rende una giornata di lavoro interessante. Tutto quello che serve è una scarsa fiducia in sé stessi e una grande ansia, derivante dal proprio territorio. Brandon Gregory ci mostra in che modo possiamo supportare e validare i nostri collaboratori e rafforzare la nostra resilienza emotiva così da poter evitare dei drammi inutili e stabilire relazioni più felici.

Insistere sui core development principles

Nel corso degli ultimi vent’anni, le aspettative per il nostro lavoro sono maturate in maniera importante. Se questo travolge quelli di noi che creano il web giorno dopo giorno, immaginatevi come devono sentirsi i nostri clienti. Eppure, deludiamo continuamente i nostri clienti scaricando su di essi troppa responsabilità per il processo di sviluppo. Dobbiamo realizzare delle best practices nel nostro workflow fin dall’inizio, come ci ricorda Kendra Skeene, non aspettare che i clienti richiedano specifiche core practices.

Liminal Thinking

Le persone agiscono in modi che per loro hanno senso: se non hanno senso per voi, allora siete voi in errore. Riconoscere le nostre bolle di convinzioni è il primo passo per lasciar andare le nostre assunzioni, uscire dal nostro solito percorso e migliorare la comunicazione con gli altri come vediamo in questo estratto da “Liminal Thinking” di Dave Gray.

Mixare i colori per il Web con Sass

Usiamo il colore per influenzare gli stati d’animo, per creare un’ambientazione e per raccontare una storia. 125 anni fa, il pittore impressionista Claude Monet cambiò il modo in cui pensiamo al colore descrivendo il ruolo della luce in esso. Le sue osservazioni sono andate in gran parte perse nel design per il web, ma un preprocessore come Sass offre un potere inedito per mischiare tinte e tonalità che pervaderanno le nostre palette con più sfumature.

Dalle pagine ai pattern: un esercizio per tutti

Quando si pensa in termini di pagine, potrebbe sembrare naturale che il design dei componenti e il design della pagina viaggino in tandem. Ma questo può indebolire l’abilità di un team di dare nomi ai componenti e di creare un vocabolario condiviso. Con i colleghi di Clearleft, Charlotte Jackson ha sviluppato un esercizio per aiutare tutti ad adottare il pattern thinking. Ci guida attraverso il processo passo dopo passo, incoraggiandoci ad allontanarci dai nostri monitor e a concentrarci prima sul pensiero, sul linguaggio e sull’approccio.

Scegliere un CMS che sarà amato dalla vostra azienda

Probabilmente stiamo usando i criteri sbagliati nell’infinita ricerca del CMS perfetto. Troppo spesso, ci avviciniamo alla selezione del CMS con costi o funzionalità come riga finale del bilancio, il che ci porta a soluzioni che sembrano belle, ma poi ai fatica ad adattarli al workflow interno. Ma trovare uno strumento che soddisfi i requisiti dell’azienda significa spostare l’attenzione. Artas Bartas presenta tre modi di affrontare il processo di selezione del CMS tenendo ben presente i bisogni e processi del vostro team.

Gestire il CMS

Dal momento che ogni sito ha bisogni unici, i content management system dovrebbero essere tutti diversi. Quando si implementa e personalizza un nuovo CMS, scrive Rory Douglas, dovete dare ai vostri utenti solo ed esclusivamente la libertà di cui hanno bisogno, ma non tale da poter fare disastri. Vi ameranno per questo.

Pensare in maniera responsive: un framework per l’apprendimento futuro

Il responsive web design ha cambiato tutto del modo in cui pensiamo e lavoriamo sul web e, da cinque anni a questa parte, stiamo ancora esplorando i modi migliori per avvicinarci alla nostra professione. Se vogliamo un web che sia davvero universale, dobbiamo considerare i nostri utenti, il nostro medium e i nostri team in modi nuovi e flessibili. Osservando da dove siamo venuti e verso cosa ci stiamo muovendo, Paul Robert Lloyd propone un framework filosofico per il nostro lavoro sul responsive web.

Percezione multimodale: quando il multitasking funziona

Non credete a tutto quello che si sente in questi giorni sul multitaking: non è necessariamente cattivo. In effetti, gli umani hanno fiuto per la percezione che impegna più sensi. Graham Herrli spacchetta le teorie sulla comunicazione multi-modale e suggerisce di rendere le cose più semplici da capire, a volte, rendendole più complesse da percepire.