Come teniamo in mano i nostri gadget

Dove cadono le mani e le dita sul device? Questa domanda è il fulcro di tutti i form factor esaminati da questo libro e la risposta vi dirà come progettare il vostro layout per il comfort e l’efficienza. Dal momento che teniamo in mano i telefoni, i phablet, i tablet e i laptop in maniera molto diversa, non sorprende che ognuna di queste variazioni sul tema touchscreen abbia le sue esigenze in termini di UI.

Tuttavia, questi device sono coerenti sotto molti aspetti, specialmente nel ruolo cruciale dei pollici. Sia che digitiamo su piccoli telefoni o su tablet giganti, i nostri pollici fanno la maggior parte del percorso. Questo fatto ci aiuta a stabilire delle linee guida cross-device robuste. Questo capitolo ci mostra perché il pollice sia così importante e rivela le fondamentali regole pratiche basate sul modo in cui prendiamo in mano schermi di ogni dimensione.

Lo smartphone è ovviamente il device che teniamo in mano di più. Lo fissiamo per più del 20% del nostro tempo da svegli, consultandolo in media 221 volte al giorno. Cominciamo quindi dal gadget più familiare.

Tenere il telefono#section1

Nel 2013, il ricercatore Steven Hoober è andato per strada a osservare più di 1300 persone che digitano sui loro telefoni. Ha scoperto che in quasi ogni caso, tenevano in mano il proprio telefono con una delle tre prese (grip) di base. Nel 49% dei casi, la presa a una mano era la più popolare, il 36% culla il proprio telefono in una mano e tocca il telefono con un dito o con il pollice dell’altra mano, e il rimanente 15% adotta la posa di preghiera a due mani in stile BlackBerry, digitando con entrambe i pollici.

Disegni che mostra tre diversi modi di tenere lo smartphone. L’uso dello smartphone è definito da tre prese base e spesso cambiamo tra queste.

Lo studio ha anche confermato quello che molti di noi sanno per via delle proprie abitudini con il telefono: cambiamo presa frequentemente, a seconda della comodità e del contesto. Passiamo da una a due mani, oppure lo passiamo dalla destra alla sinistra, a volte digitiamo senza pensarci mentre stiamo facendo altro e altre volte ancora ci fermiamo e diamo la più completa attenzione allo schermo. Inoltre, siamo facilmente ambidestri. Hoober ha scoperto che due terzi delle prese a una mano sono con la mano destra – una maggioranza, ma inferiore al 90% della popolazione destrorsa totale. Questo significa che molti di noi preferiscono la mano non dominante, mentre usano l’altra per scrivere, bere il caffè, tenere un bambino o leggere un libro sulla progettazione per il touch.

Quindi, mentre pochi di noi mantengono la stessa presa, mostriamo una netta preferenza per l’uso con una mano. E qui è dove ricorriamo ai pollici. Quando teniamo il telefono con una mano, il pollice è l’unico dito comodo a nostra disposizione per digitare. Anche quando usiamo entrambe le mani, molti di noi preferiscono ancora usare il pollice. Hoober ha scoperto che quelli che cullano il proprio telefono in una mano e digitano con l’altra, usano in gran parte il pollice sullo schermo. Combinando tutte le opzioni, è un pollice verso: i pollici guidano tutte le interazioni con il telefono per il 75%.

Disegni che mostrano che la prese più comuni per lo smartphone sono guidate dal pollice. Anche se spesso parliamo di design “finger-friendly”, il pollice fa la maggior parte del lavoro.

La zona del pollice sul telefono#section2

Sebbene un pollice possa raggiungere la maggior parte dello schermo su tutti i telefoni tranne che su quelli oversize, solo un terzo dello schermo è veramente territorio senza sforzo: in fondo, sul lato opposto al pollice. Per esempio, se tenete un telefono con la mano destra, il vostro pollice ricade naturalmente in un arco all’angolo in basso a sinistra dello schermo, senza richiedere un allungamento del pollice o uno spostamento del telefono. La stessa forma di arco si applica alla presa a culla a due mani, ma l’arco è più grande perché il pollice ha un range di movimento più grande.

Tuttavia, il comfort e l’accuratezza non si allineano perfettamente. All’interno di questa comfort zone, un arco separato a forma di ventaglio tira fuori i target più accurati per il tap con il pollice, come mostrato in uno studio di Qian Fei di Alibaba (è richiesta l’iscrizione). Ha anche scoperto che, per gli utenti destrorsi, gli angoli in basso a destra e in alto a destra erano quelli meno accurati della zona del pollice.

Zone che mostrano i punti di accesso più semplici per i pollici su uno schermo di smartphone. La zona verde del pollice è la regione più comoda e accurata degli schermi del telefono per gli utenti che usano una mano. Evitate la zona rossa, o almeno compensate con dei target touch più grandi del normale.

E i mancini? Si capovolge da sinistra a destra la zona del pollice. Ma questa distinzione sinistra-destra non è particolarmente importante, dal momento che la maggior parte di noi cambia facilmente (e frequentemente) mano a seconda del contesto. Anche così, ottimizzare per una mano penalizza l’altra: le soluzioni migliori mettono le feature principali a metà schermo, dove le zone del pollice sinistro si sovrappongono a quelle del pollice destro. Alla fine, è più importante l’alto e il basso piuttosto che la sinistra o la destra. Non importa quale mano usiate, il fondo dello schermo è più comodo, mentre l’alto richiede un allungamento. Questa regola rimane vera per tutti gli schermi del telefono, grandi o piccoli, ma quando le dimensioni del telefono diventano jumbo, quell’allungamento verso l’alto dello schermo diventa uno sforzo.

Il phavoloso phablet#section3

La prima generazione di device post-iPhone aveva costantemente schermi sotto i quattro pollici (misurati in diagonale), una dimensione semplice per l’uso con una mano sola. Entro la metà del 2014, comunque, un terzo dei browsing web mobile avveniva su schermi più grandi visto che sono stati immessi nel mercato telefoni più grandi. Questi device super-sized hanno riempito lo spettro tra il telefono e il tablet, una categoria con il dubbio soprannome di phablet, con schermi grandi anche sette pollici. Wow, i nostri telefoni sono cresciuti. Ma si sono anche allargati.

Foto che mostra tre persone che operano su phablet. Il Galaxy W di 7″ di Samsung e altri device jumbo simili offuscano la linea di confine tra telefoni e tablet. Foto cortesemente di Samsung.

Nonostante le proporzioni gigantesche dei phablet, le persone generalmente li maneggiano come telefoni e si applicano ancora le tre prese base. A differenza dei telefoni più piccoli, però, gli utenti di phablet cambiano presa più di frequente per raggiungere tutti i punti dello schermo e sono quasi sempre richieste due mani. In altri studi, Hoober e Patti Shank hanno osservato che i proprietari di phablet usano entrambe le mani il 70% delle volte con tutte le prese (è richiesta l’iscrizione). La presa più popolare di queste, usata il 35% delle volte, consiste nel tenere un phablet in una mano mentre si digita con il dito indice dell’altra, ma il pollice rimante il puntatore responsabile: il 60% delle volte, i proprietari di phablet digitano con un pollice o con tutti e due.

Disegni che mostrano diverse prese del phablet. Sebbene nessuna delle prese thumb-driven sia così comune come digitare su un phablet con il dito indice, insieme totalizzano molta più attività.

La zona del pollice del phablet#section4

Con così tanto utilizzo del pollice, la zona del pollice è tanto importante per gli schermi tra i 4″ e i 7″ così come lo è per quelli più piccoli, con una puntualizzazione. Le persone che usano i phablet usano più spesso due pollici, il che crea un paio di zone del pollice a specchio e che si sovrappongono in basso sullo schermo, con un passaggio difficile da raggiungere nello spazio in cima. Nonostante la sua popolarità, la zona del doppio pollice non è quella per cui ottimizzare. Sebbene teniamo i phablet con una mano solo il 25% del tempo, la presa a pollice singolo ha un’importanza sproporzionata per i designer, per cui ha il range minore.

Questo ci porta alla nostra prima regola pratica per tutti i form factor: assecondate sempre la presa più limitata, così che le persone possano usare la vostra interfaccia indipendentemente da come scelgono di tenere in mano il loro device. Sui phablet, questo significa che i designer dovrebbero avere come obiettivo la presa a pollice singolo.

Ecco una notizia sorprendente: la zona del pollice della presa a una mano è più piccola per i phablet che per i telefoni. Al crescere delle dimensioni del telefono, la zona del pollice rimane grossomodo della stessa forma e posizione: ancorata in basso allo schermo, finché la dimensione non raggiunge un punto culmine, in cui la presa cambia per stabilizzare il phablet. In questa presa, la maggior parte delle persone fa scivolare il mignolo sotto al telefono per tenerlo fermo, riducendo il range del pollice.

Zone che mostrano i punti di accesso più facili per i pollici su dimensioni di schermo multiple. La dimensione e la forma della zona del pollice cambia quando le dimensioni del telefono richiedono supporto dal dito mignolo.

Anche se fasce di schermo diventano irraggiungibili dal solo pollice, alcuni irriducibili del pollice si fissano con l’uso di una sola mano, optando per un’impugnatura più in alto del telefono, facendo scivolare la mano più in alto per estendere la portata del proprio pollice. Sui phablet, questa presa dà in generale un range maggiore al pollice rispetto alla presa tradizionale del telefono nella parte bassa dello schermo. Più avanti nel capitolo esamineremo le conseguenze di questo.

Zone che mostrano l'accesso del pollice per prese più alte sui phablet. Una presa a una mano più in alto su un phablet crea una zona del pollice più grande, ma la metà inferiore dello schermo diventa irraggiungibile.

Tablet: più schermo implica più prese#section5

Mentre i telefoni e i phablet rimangono fedeli a tre prese base, non siamo così fortunati con i tablet. Più schermo vuol dire più modi per tenerlo in mano, rendendo le cose imprevedibili. La regola pratica si applica ancora, ma con una grattacapo speciale: la zona del pollice non è consistente anche per i device singoli: varia a seconda dell’atteggiamento e della postura.

Stando in piedi usiamo tipicamente due emani per gestire un tablet più grande come l’iPad, tenendolo a metà rispetto ai lati per tenerlo saldo (se lo si prende troppo vicino al bordo inferiore, cade). Alcuni gli mettono intorno un braccio, come un portablocchi, e digitano con l’altra mano. Più probabilmente, però, lo si usa da seduti: Hoober e Shank hanno scoperto che l’88% dell’uso del tablet avviene mentre si è seduti, rispetto al 19% del telefono. Sedendosi a un tavolo, tendiamo a sostenere il tablet con una mano nel terzo inferiore, e, di nuovo, usiamo l’altra per digitare. Se ci rilassiamo su un divano, tendiamo ad appoggiare questa cosa sulla pancia o ad annidarlo in una coperta, digitando con una mano. Oltre a questi cambiamenti di presa, ogni atteggiamento influenza anche quanto terremo distante il device: tendiamo a tenere i tablet più vicini mentre stiamo in piedi e più lontani mentre ci sdraiamo. Anche il portrait o il landscape sono mischiati, con una suddivisione 60-40 a favore dell’orientamento verticale, o portrait.

Al crescere della dimensione dello schermo, cresce anche il loro peso e spesso li posiamo completamente. Hoober e Shank hanno osservato che le persone mettono giù i tablet grandi ogni due sessioni su tre. Li adagiamo su una superficie piana (su un tavolo o sulle gambe) il 40% del tempo e li teniamo dritti il 22%. (I tablet più piccoli, di 7″-8″ sono più semplici da gestire e il 69% dell’uso dei tablet piccoli è tenendoli in mano). Queste posizioni su una superficie o in piedi suggeriscono che usiamo i tablet grandi più come tradizionali monitor o più simili a ibridi tastiera-touchscreen – di cui parlerò a breve – piuttosto che a device handheld.

La zona del pollice del tablet#section6

Quando solleviamo i tablet, si dimostrano troppo grandi per essere tenuti ed operati con una mano, quindi è necessario usarne due. Di nuovo, in questo caso, i pollici giocano un ruolo importante. Tendiamo a prendere i tablet dal bordo e mentre la posizione specifica va su e giù, i pollici si piazzano tra la metà e il terzo più alto dello schermo. Questa presa rende i lati vicini e gli angoli in alto più “friendly” al tocco. D’altro canto, i lati in alto e in basso degli schermi dei tablet sono zone ostili, a causa del raggio d’azione necessario. La parte in basso è particolarmente dura, viso che i pollici si trovano raramente vicino al fondo e a volte quella porzione dello schermo non è nemmeno visibile. Nella posizione più pigra e probabilmente più comune per il tablet, sdraiato, la parte in basso (bezel) sparisce nelle coperte, nei maglioni o nelle pance flaccide.

Zone che mostrano l'accesso del pollice per una presa a due mani su uno schermo di un phablet. Dal momento che la presa del tablet è tipicamente ai lati, la zona del pollice cambia completamente rispetto a quella del telefono.

Spesso, inoltre, raggiungiamo la metà dello schermo. Al crescere della dimensione dello schermo, le nostre mani hanno a disposizione ancora più superficie. Tuttavia, a differenza del cursore del mouse, che si sposta senza sforzi attraverso l’estensione dello schermo, le nostre dita sono appesantite da queste cose chiamate braccia. Questo puntatore di carne va fino alla spalla e sollevarlo in giro per lo schermo richiede uno sforzo. Un’interfaccia non dovrebbe essere un allenamento: raggruppate i controlli frequenti all’interno di una zona facilmente raggiungibile dai pollici. Nessuno ha mai rotto un maglione girandosi i pollici.

Ibridi e laptop: sbatteteci su una tastiera#section7

Se l’aumento della dimensione dello schermo ha un effetto così drammatico sul modo in cui teniamo un device, non dovrebbe sorprenderci che l’aggiunta di una tastiera scombussoli ancora di più le cose. La nostra postura, insieme a quella delle mani e delle braccia, si sposta ancora una volta per fare posto alla tastiera. Fino a poco tempo fa, era raro trovare questa combinazione ibrida touchscreen-tastiera. E poi è arrivato Windows 8.

Nel 2012, Windows ha introdotto le interazioni touch al desktop in una ristrutturazione totale del sistema operativo più usato al mondo. Come risposta, una nuova categoria di touch device (touchscreen laptop e combinazioni di tablet-tastiera) ha invaso il mercato consumer, creando un nuovo ambiente ergonomico…e una richiesta nuova ai designer.

La novità (o problemino) è che l’ibrido richiede che muoviamo le mani tra tastiera e touchscreen. Prima che arrivasse questa generazione di ibridi, molti avevano cassato il concetto come ergonomicamente insostenibile: muovere le mani avanti e indietro avrebbe richiesto troppo sforzo, risultando in un braccio da gorilla causato dalla fatica. È una critica che si fa anche alle interfacce da fantascienza di Minority Report e Iron Man: chi vorrebbe lavorare con le braccia costantemente sospese in aria? “Le superfici touch non devono essere verticali”, disse con noncuranza Steve Jobs nel 2010. “Sono una demo brillante, ma dopo poco tempo si comincia ad avvertire la fatica e dopo un lungo periodo di tempo, vorrete solo abbassare le braccia.”

La ricerca suggerisce che tali preoccupazioni sono inutili. Uno studio di Intel ha scoperto che la gente adotta rapidamente il touch in questi nuovi dispositivi, optando per il touchscreen il 77% del tempo invece di usare il mouse o la tastiera. Nonostante la disponibilità e la precisione del cursore “vecchia scuola”, le persone sostengono che il touchscreen dia l’impressione di essere più intimo e diretto. Altri studi hanno documentato questa risonanza emotiva. Uno ha riportato che le persone danno più valore ai prodotti che “toccano” su un sito web rispetto a quelli su cui si clicca con un mouse. Quando si introduce il touch, i freddi pixel in qualche modo prendono su di sé il calore e l’investimento emotivo degli oggetti fisici. Esamineremo più approfonditamente questa idee quando giocheremo un po’ con le interfacce gestuali nel Capitolo 4.

Fascino a parte, il touchscreen non è una sostituzione completa del mouse, ma piuttosto un’aggiunta molto gradita al mix, “come avere un laptop con una marcia in più”, ha detto un tester a Intel. Con questi device ibridi, le persone si muovono facilmente tra touch, tastiera, mouse e trackpad: usano la modalità di input che sembra più conveniente. Tuttavia, c’è molto andirivieni e potreste pensare che questo non faccia che peggiorare il problema del braccio da gorilla. Perché alla gente non si intorpidiscono le braccia? È saltato fuori che la gente scopre rapidamente come utilizzare il touchscreen senza alzare le braccia. Uno studio del ricercatore John Whalen ha scoperto che quando usiamo i laptop touchscreen, appoggiamo le braccia lungo la tastiera, tenendo una presa allentata negli angoli inferiori dello schermo.

La zona del pollice nell’ibrido#section8

Questa postura con le mani negli angoli definisce la zona del pollice per gli ibridi. Di nuovo, mettere i target del touch in una zona facilmente raggiungibile dai pollici rende semplice il tocco e, in questo caso, evita il bisogno di alzare le braccia.

Zone che mostrano l'accesso del pollice sugli schermi dei device ibridi e zone che mostrano l'accesso del dito indice sugli schermi dei device ibridi. La zona calda per i pollici si trova tra gli angoli inferiori sui device ibridi, quasi l’opposto delle zone calde per il dito indice.

Tuttavia, non tutti adottano la presa in basso. Altri (specialmente i novellini) fanno un po’ quello che capita, toccando lo schermo con il dito indice mentre girovagano per l’intera interfaccia. Per i designer, questo crea dei grattacapi: la zona calda del dito indice è l’opposto della zona del pollice. Per gli indici, il centro dello schermo è facile da colpire e gli angoli sono problematici.

Ottimizzare per i pollici significa creare un’esperienza sotto la media per gli indici e viceversa. Però, un layout deve pur vincere e, così come per ogni altro device touch, gli studi hanno dato la vittoria al pollice. Dopo un po’ di esperienza con il device, gli utenti degli ibridi preferiscono presto utilizzare il pollice per tutto, tenendo le braccia saldamente piantate lungo i bordi per evitare il braccio da gorilla.

Fotografia mostrante un esempio di utilizzo del pollice nel mezzo di uno schermo di un device ibrido. Fotografia mostrante un esempio di utilizzo del pollice nel mezzo di uno schermo di un device ibrido. Gli utenti esperti di ibridi touchscreen preferiscono usare molto il pollice, anche per raggiungere parti lontane dello schermo. Fotografie di Intel Free Press (sopra, in fondo).

E questa è la consistenza più impressionante tra tutti i form factor che abbiamo recensito: i pollici fanno il grosso del lavoro, non importa quanto sia grande lo schermo. Il pollice offre il range di movimenti più comodi con il minimo sforzo possibile. Questa facilità fisica è esattamente quella che i ricercatori del Bell Lab, così come qualsiasi altro designer industriale, hanno dovuto tenere presente quando hanno progettato le loro interfacce. Queste considerazioni ergonomiche determineranno anche i layout per le vostre interfacce. Comincerò con alcuni principi generali per tutti i design touch, poi approfondirò le linee guida per i vari device.

Illustrazioni: {carlok}

Sull’autore

Josh Clark

Josh Clark è il fondatore di Big Medium, una design agency specializzata in device connessi, esperienze mobile e responsive web design per le aziende più forward-thinking del mondo. Josh è autore di vari libri, inclusi Designing for Touch e Tapworthy: Designing Great iPhone Apps e parla in tutto il mondo dei prossimi sviluppi delle interfacce digitali. Nel 1996, Josh ha creato un tipo completamente diverso di interfaccia utente: la tabella di running Couch-to-5K (C25K), che ha aiutato milioni di pigri a cominciare a fare jogging. (Il suo motto è lo stesso per fitness e software user experience: nessun dolore, nessun dolore). Scoprite di più su Josh su Big Medium o seguitelo su @bigmediumjosh.

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