Il caro prezzo del gratis

Lavorare nel settore Web ha costi di avviamento e di mantenimento della professione incredibilmente bassi. Vi serve poco più di un computer e di una connessione internet. Gli overhead dei freelancers e delle piccole agenzie che creano siti web ed applicazioni per conto terzi o che sviluppano un prodotto digitale sono piccoli in confronto a un business tradizionale. L’addestramento può essere gratis dal momento che così tanti esperti del settore scrivono ed insegnano e condividono queste informazioni senza far pagare. Anche i tool che si usano per creare siti web possono essere scaricati gratuitamente o comprati con un minimo investimento.

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Come settore, ci siamo abituati a ottenere gratuitamente centinaia di lavori e i benefici di anni di conoscenza acquisita con grande impegno.

Il mio tempo libero negli ultimi due anni circa l’ho dedicato alla specifica di Grid Layout. Ho cominciato la maggior parte delle mie giornate rispondendo alle domande inviatemi via email riguardanti gli esempi che ho pubblicato, prima di potermi dedicare al lavoro che mi permette di pagare le bollette.

Non sono una mosca bianca, però. La maggior parte dei miei amici che lavora in questo settore ha storie di inviti ad eventi per cui non è previsto un compenso, di una coda di problemi sollevati su GitHub riguardanti un proprio progetto personale o di persone che richiedono via email un supporto tecnico generico riguardante lo sviluppo web.

Quello che mi permette di saldare i miei conti e mi consente di passare il mio tempo libero facendo lavori non pagati è Perch, il mio prodotto. Ciononostante, quando abbiamo lanciato Perch ci sono state molte lamentele perché non è open source. Ci sono molte buone ragioni per voler (o dover) usare software che abbia una licenza open source. Tuttavia, quando chiediamo il perché, raramente tali ragioni vengono citate. In realtà, quando dicono open source, intendono gratis.

Quest’anno compirò 41 anni. Non me li sento, ma la realtà è che a un certo punto non riuscirò a tenere il ritmo di un lavoro che include la gestione di un’azienda, il mettere insieme talk e workshop, scrivere libri e contribuire quanto più possibile al settore di cui adoro fare parte. Ho bisogno di essere sicura che sto mettendo insieme non solo una serie di lavori e contributi di cui andare fiera, ma anche una sicurezza finanziaria per quando non potrò più fare questo lavoro. Sì, quel lavoro gratis a volte ha come risultato che qualcuno testa il mio software o mi offre una consulenza pagata, ma non così spesso quanto pensiate. Nonostante abbia delle skill estremamente rivendibili, non possiedo una casa, né tanto meno ho una pensione o dei risparmi da parte.

Mi chiedo in che modo altri lavoratori del web, indipendenti o freelancer, gestiscano questo conflitto tra il guadagnare soldi e il rendere qualcosa. Io mi sono anche chiesta se sono la sola a sentire il tempo che passa. Ho messo insieme un sondaggio (le cui risposte saranno probabilmente il background per molti altri spunti di ricerca) e alcune cose mi sono saltate subito all’occhio.

Delle 211 persone che hanno risposto e che hanno dichiarato di lavorare per sé stessi, il 33% ha detto di avere dei risparmi ma non sufficienti per andare in pensione, mentre il 39% ha detto di non avere risparmi per pensione o per ritirarsi. In effetti, il 30% dei 211 ha detto di vivere “mese per mese” senza un fondo sopravvenienze passive. Anche escludendo il gruppo degli under 40, queste percentuali rimangono più o meno le stesse.

Ho chiesto “Siete coinvolti in progetti open source, nella scrittura di tutorial, fate da mentore, parlate ad eventi per cui non ricevete un compenso o vi vengono solo coperte le spese?” Il 59% ha detto di non esserne coinvolto, con il 27& di queste persone che citano vincoli di tempo. Alcune persone hanno spiegato di essere coinvolte in lavoro di volontariato al di fuori del web. Quando ho eliminato il gruppo degli under 40, la stima dei non-coinvolti è salita al 70%.

Sappiamo che non pagare gli speaker e non coprire le spese degli speaker fa sì che gli eventi abbiano meno varietà di speaker. La possibilità di dedicare tempo, energia e skill professionali senza essere pagati è un privilegio. È un privilegio che non tutti hanno, tanto per cominciare, ma che possiamo anche perdere man mano che le nostre responsabilità aumentano o che cominciamo a perdere l’abilità tipica dei giovani di stare in piedi tutta la notte. Magari stiamo cominciando a realizzare quanto quel lavoro gratuito ci stia allontanando dalle nostre famiglie, dai nostri amici e dagli hobby: lontano dal lavoro potremmo migliorare la nostra situazione e permetterci di risparmiare per il futuro.

Se avete poco più che vent’anni, volete lavorare tutta la notte per l’amore del settore e avete poche spese pressanti, allora è ottimo cercare di creare la propria reputazione professionale con progetti open source e condividendo le vostre idee. È il modo in cui abbiamo cominciato tutti noi, come io e la maggior parte dei miei colleghi abbiamo trovato le nostre voci. Man mano che passano gli anni, però, ho cominciato a sentire la pressione del tempo limitato che abbiamo a disposizione. Ho cominciato a vedere le persone della mia generazione fare un passo indietro. Ho visto persone lasciare, temporaneamente o per sempre, il settore a casa di un esaurimento. Altri sono scomparsi all’interno di aziende, spesso in ruoli manageriali (piuttosto che in prima linea) che lasciano poco tempo per contribuire alla community.

Alcuni hanno ruoli lavorativi che permettono loro di continuare a ed essere una parte che contribuisce alla community. Il fatto che così tante aziende sostanzialmente paghino gente per viaggiare e parlare del web o per lavorare sugli standard è una gran cosa. Tuttavia, credo che siano anche importanti le voci indipendenti. Credo che il software indipendente sia importante. Per esempio, mi piacerebbe vedere gente non legata a una grande azienda che fosse in grado di contribuire al processo degli standard. Io lo sostengo, ma so che per farlo sto chiedendo che ci si auto-assegni un altro lavoro non pagato da portare a termine.

L’entusiasmo dei nuovi arrivati nel settore è qualcosa che valorizzo. Mi siedo tra il pubblico alle conferenze e ci sono speaker che spesso sono poco più grandi di mia figlia che mi fanno cambiare idea o che mi fanno aprire gli occhi. Tuttavia, c’è anche valore nell’esperienza. Credo che alcune delle cose migliori succedano quando l’esperienza può lavorare fianco a fianco alle nuove idee.

Vogliamo che il nostro futuro sia dettato da grandi aziende con input indipendenti che provengono solo da quei giovani o da quelli sufficientemente privilegiati per essere in grado di lavorare per parte del loro tempo senza essere pagati? Vogliamo che le nostre menti migliori si esauriscano lasciando il settore o dirigendosi verso lavori dove lo scenario migliore è il contributo sotto i loro termini di impiego? Vogliamo vedere più raccolte fondi per spese correnti o mediche da persone che hanno trascorso la propria vita rendendoci possibile fare il lavoro che facciamo? Io non credo che questo sia quello che vogliamo. Quando ci lamentiamo del pagamento per qualcosa o mettiamo pressione ad un unico project maintainer perché sistemi in fretta un problema, stiamo pensando solo al nostro bisogno di portare a termine le nostre cose. Ma facendo così stiamo svalutando il lavoro di tutti noi, del nostro settore nel suo complesso. Rischiamo di far diventare uno degli asset migliori della nostra community una ragione per cui perdiamo quelle stesse persone che vi hanno maggiormente contribuito.

Illustrazioni: {carlok}

Sull’autore

Rachel Andrew

Rachel Andrew è la founder di edgeofmyseat.com, l'azienda che sta dietro al CMS Perch. Scrive e parla regolarmente del suo lavoro e la potete contattare tramite il suo blog e sito personale e su Twitter.

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