Nota degli editori: Siamo lieti di condividere con voi un estratto dal Capitolo 1 del nuovo libro di Jason Santa Maria, “On Web Typography”, disponibile presso A Book Apart.
Voglio che pensiate a quello che state facendo proprio adesso. Voglio dire, pensateci davvero. Mentre i vostri occhi si muovono lungo queste righe e inviano le informazioni al vostro cervello, state prendendo parte ad una conversazione che ho iniziato con voi. Il mezzo di trasporto di questa conversazione è il carattere che state leggendo su questa pagina, ma la state anche filtrando attraverso le vostre esperienze e le conversazioni passate. State mettendo queste parole in un contesto e, che stiate leggendo questo libro su carta, su un device o alla vostra scrivania, anche il vostro ambiente modella la vostra esperienza. Qualcun altro, leggendo queste stesse parole, potrebbe fare gli stessi movimenti, ma la sua interpretazione sarà inevitabilmente diversa dalla vostra.
Questa è la cosa più interessante riguardo alla tipografia: è una reazione a catena tra tempo e posto con voi come catalizzatori. L’intenzione di un testo dipende dalla sua presentazione, ma ha bisogno di voi perché gli venga dato un significato attraverso la lettura.
I caratteri e la tipografia non esisterebbero senza la necessità di esprimere e ricordare informazioni. Ovviamente, abbiamo altri modi per fare queste cose, come parlare o disegnare, ma il carattere è efficiente, flessibile, portabile e traducibile. Questo è ciò che rende la tipografia non solo un’arte della comunicazione, ma una di sfumatura e abilità, perché come tutte le comunicazioni, il suo valore ricade da qualche parte su uno spettro che va dal successo al fallimento.
L’atto di leggere è meravigliosamente complesso ma, una volta che sappiamo come fare, è una specie di memoria muscolare. Ci pensiamo raramente, ma dal momento che leggere è così intrinseco ad ogni altra cosa riguardante la tipografia, è il posto migliore da cui cominciare. Abbiamo tutti prodotto qualcosa con l’intenzione di farlo leggere ad altre persone, ma avete mai pensato alla loro esperienza di lettura?
Proprio come voi siete il mio pubblico per questo libro, voglio che anche voi osserviate il vostro pubblico: i vostri lettori. Uno dei compiti del design è attrarre e deliziare. Dobbiamo dare il benvenuto ai lettori e convincerli a sedersi con noi. Ma quali sono le circostanze che influenzano la lettura?
Leggibilità#section1
Solo perché qualcosa è decifrabile non vuol dire che sia leggibile. Decifrabile indica che il testo può essere interpretato, ma è come dire che la corteccia degli alberi è commestibile. Noi puntiamo a qualcosa di più. La leggibilità combina l’impatto emotivo di un design (o la sua mancanza) con la quantità di sforzo che presumibilmente richiede per essere letto. Avete sentito di TL;DR (too long; didn’t read)? La lunghezza non è l’unico detrattore della lettura: anche la tipografia mal eseguita lo è. Per parafrasare Stephen Coles, il termine “leggibilità” non ci chiede semplicemente “Riesci a leggerlo?” ma “Vuoi leggerlo?”
Ogni decisione che prendete potrebbe potenzialmente ostacolare la comprensione dei lettori, causandone invece la fuga e l’aggiornamento di un loro status su Facebook. Non permettete al vostro design di scoraggiare i vostri lettori e di essere d’intralcio a quello che vogliono fare: leggere.
Una volta che avrete attirato i vostri lettori, cos’altro dovete fare per mantenere la loro attenzione e aiutarli a comprendere il vostro testo? Diamo una rapida occhiata a cos’è la reading experience e al modo in cui il design può influenzarla.
L’atto di leggere#section2
Quando iniziai a realizzare siti web, supposi che tutti leggessero il mio lavoro nel mio stesso modo. Spesi innumerevoli ore ad elaborare il corretto layout e le giuste combinazioni di caratteri. Vedevo il lavoro come una collezione di considerazioni tipografiche fatte da me: i titoli amorevolmente impostati, l’ampio whitespace, il ritmo tipografico (Fig. 1.1): pensavo che tutti vedessero queste cose.

Fig. 1.1: un umile pezzo di testo. Ma cosa succede in realtà quando qualcuno lo legge?
È affascinante pensare che questo è ciò che succede, ma leggere è un’esperienza con molte più sfumature. È plasmata da ciò che ci circonda (sono in un bar rumoroso o distratto da qualcos’altro?), dalla nostra disponibilità (sono impegnato con altro?), dai nostri bisogni (sto scorrendo il testo perché cerco qualcosa di specifico?) e altro. La lettura non solo è influenzata da quello che ci sta accadendo in quel momento, ma è anche governata dal modo in cui funzionano gli occhi e il cervello per processare l’informazione. C’è una gran differenza tra quello che vedete e quello che sperimentate mentre leggete queste parole.
Mentre gli occhi si muovono lungo il testo, la mente ingurgita avidamente la texture del carattere, la somma degli spazi positivi e negativi all’interno e attorno alle lettere e alle parole. Non ci soffermiamo su questi spazi e dettagli, ma al contrario, il nostro cervello si occupa di analizzare il testo ed assemblare un’immagine mentale di quello che stiamo leggendo. I nostri occhi vedono il carattere e il nostro cervello vede Don Chisciotte che insegue un mulino a vento.
O, perlomeno, questo è quello che speriamo. È lo scenario ideale, ma dipende dalle nostre scelte di design. Siete mai stati completamente assorbiti da un libro e persi nello scorrere delle pagine? È successo anche a me. Un libro scritto bene fa questo effetto e una buona tipografia ne olia il meccanismo. Senza entrare troppo nei dettagli scientifici, diamo un’occhiata al processo fisico della lettura.
Saccade e fissazione#section3
La lettura non è lineare. Al contrario, i nostri occhi compiono una serie di movimenti avanti e indietro chiamati saccadi, o salti rapidissimi lungo una riga di testo (Fig. 1.2). A volte si tratta di un lungo salto, mentre altre volte è corot. I saccadi aiutano i nostri occhi a registrare molte informazioni in un breve lasso di tempo e avvengono molte volte al secondo. La lunghezza di un saccade dipende dalla nostra bravura come lettori e dalla nostra familiarità con l’argomento del testo. Se sono uno scienziato che sta leggendo cose scientifiche, potrei leggere più rapidamente di un “non-scienziato”, perché ho familiarità con tutte quelle parole scientifiche. Vi svelo un segreto: non sono davvero uno scienziato. Speravo che non l’avreste mai capito.

Fig. 1.2: i saccadi sono dei salti che avvengono in una frazione di secondo mentre i nostri occhi si muovono lungo una riga di testo.
Tra un saccade e l’altro, i nostri occhi si fermano per una frazione di secondo in quella che viene definita fissazione (Fig. 1.3). Durante questa breve pausa vediamo chiaramente un paio di caratteri mentre il resto del testo è sfuocato come le increspature di una pozzanghera. Il cervello assembla queste fissazione e decodifica l’informazione alla velocità della luce. Questo accade di riflesso. Piuttosto impressionante, vero?

Fig. 1.3: le fissazioni sono brevi momenti di pausa tra saccade.
Le forme delle lettere e le forme che creano quando sono combinate in parole e frasi possono influenzare significativamente la nostra capacità di decifrare del testo. Se guardiamo ad una riga media di testo e copriamo la metà superiore delle lettere, diventa molto difficile leggere. Se facciamo l’opposto e copriamo la metà sottostante, possiamo ancora leggere il testo senza sforzarci troppo (Fig. 1.4).

Fig. 1.4: Sebbene la metà inferiore delle lettere sia coperta, il testo è perlopiù leggibile, perché molte delle informazioni visuali importanti si trova nella parte superiore delle lettere.
Questo è dovuto al fatto che le lettere generalmente hanno la maggior parte delle proprie caratteristiche identificative nella loro metà superiore. La somma delle “letterform” di ciascuna parola crea le forme delle parole che riconosciamo durante la lettura.
Una volta che cominciamo a riconoscere inconsciamente lettere e parole comuni, leggiamo più rapidamente. Diventiamo migliori nella lettura sotto simili condizioni, un’idea sintetizzata nel modo migliore dalla type designer Zuzana Licko: “I lettori leggono meglio quello che leggono più spesso”.
Non è una regola ferrea ma poco ci manca. Più sono strane le forme delle lettere e le informazioni per noi, più le distinguiamo lentamente. Se tornassimo indietro nel tempo al Medioevo con un libro stampato in un carattere fantascientifico super-fantastico, le persone del passato potrebbero avere difficoltà a leggerlo, ma qui nel futuro siamo abituati a queste cose, come andare in giro sul Volopattino.
Per la stessa ragione, a volte abbiamo dei problemi a decifrare la scrittura a mano di altre persone: le forme delle loro lettere e le loro idiosincrasie ci sembrano inusuali, però siamo piuttosto rapidi nel leggere la nostra scrittura a mano (Fig. 1.5).

Fig. 1.5: mentre si ha molta familiarità con la scrittura a mano, leggere quella di qualcun altro (come la mia!) può richiedere del tempo per abituarcisi.
Sono stati fatti molti studi sul processo di lettura, ma non si è raggiunto un consenso unanime. L’acuità di lettura dipende da diversi fattori, a cominciare da quei task che il lettore intende completare. Alcuni studi mostrano che leggiamo le forme delle parole (immaginatevi un gesso che delinea un’intera parola), mentre altri suggeriscono che decodifichiamo le parole lettera per lettera. La maggior parte delle ricerche concorda che la facilità di lettura risiede sulla sensazione visuale e sulla precisione dell’impostazione del testo (quanto sforzo ci vuole per distinguere una lettera da un’altra), insieme alla bravura stessa del lettore.
Prendiamo in considerazione un passaggio impostato tutto in lettere maiuscole (Fig. 1.6). Si può diventare esperti in quasi tutto, ma la maggior parte di noi non è abituata a leggere molto testo tutto maiuscolo. Comparato al testo in caratteri normali, il testo tutto maiuscolo sembra piuttosto incomprensibile. Questo accade perché le lettere maiuscole sono come dei blocchi e non creano molto contrasto tra loro e lo spazio bianco che le circonda. Le risultanti forme delle parole sono praticamente dei rettangoli (Fig. 1.7).

Fig. 1.6: Si fa fatica a leggere velocemente un testo tutto maiuscolo quando si è abituati al minuscolo.

Fig. 1.7: La nostra capacità di riconoscere le parole è influenzata dalle forme che creano. Il testo tutto maiuscolo forma dei rettangoli poco distinti tra loro, mentre il testo un po’ maiuscolo e un po’ minuscolo crea forme irregolari che ci aiutano ad identificare meglio ciascuna parola.
Realizzare che le scelte che facciamo in termini di caratteri e di composizione tipografica hanno un tale impatto sul lettore è stato illuminante per me. Piccole cose come la dimensione e la spaziatura tra i caratteri possono creare enormi vantaggi per i lettori. Quando non notano queste scelte, abbiamo svolto bene il nostro lavoro: ci siamo tolti di mezzo e li abbiamo aiutati ad avvicinarsi all’informazione.
Truccare il mazzo#section4
La tipografia su schermo differisce da quella stampata in una serie di aspetti cruciali. I lettori hanno a che fare con due ambienti di lettura: lo spazio fisico (e la sua illuminazione) e il device. Un lettore potrebbe passare una giornata di sole al parco a leggere sul suo telefono, o magari si trova in una stanza poco illuminata mentre legge i sottotitoli sulla sua TV a tre metri di distanza. Come designer dobbiamo controllare ciascuno di questi aspetti e la cosa può risultare frustrante. Per quanto io muoia dalla voglia di sistemare le impostazioni di contrasto e luminosità del computer di ciascun lettore, queste sono le carte che ci sono state date.
La soluzione migliore per l’ignoto è di far sì che la nostra tipografia funzioni al suo meglio in tutte le situazioni, indipendentemente dalla dimensione dello schermo, dalla connessione o da una potenziale eclissi lunare. Più avanti nel libro, esamineremo alcuni metodi per rendere la tipografia più solida possibile.
Sta a noi rendere trasparente l’esperienza di lettura. Al centro della tipografia c’è il nostro pubblico, i nostri lettori. Osservando i mattoni costitutivi della tipografia, voglio che teniate a mente quei lettori. Lettere è qualcosa che facciamo quotidianamente, ma possiamo facilmente darlo per scontato. Buttare a casaccio le parole su una pagina non assicura una buona comunicazione, proprio come picchiare a caso su un pianoforte non ne farà uscire una composizione piacevole. L’esperienza di letture e l’efficacia del nostro messaggio sono determinate sia da cosa diciamo sia da come lo diciamo. La tipografia è lo strumento personale che usiamo per parlare come designer e comunicatori visuali.
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