Prima di avvicinarvi al palco, prima di scrivere la vostra talk, prima ancora di scegliere un argomento, prendetevi del tempo per sentirvi a vostro agio con l’idea di parlare in pubblico.
Se state leggendo questo libro è perché c’è qualcosa nel parlare in pubblico vi fa sudare le mani. Non siete i soli: quando ho creato un sondaggio anonimo e ho chiesto “Qual è la vostra più grande paura riguardo al parlare in pubblico?”, ho ricevuto più di 300 risposte. Sebbene le paure ruotassero tutte attorno al sentirsi vulnerabili di fronte a un grande gruppo di persone, ero sorpresa dalla gran varietà di risposte.
Date voi stessi un’occhiata: ho raggruppato qualche risposta in alcune categorie per illustrare l’ampiezza dello spettro delle paure.
Qualcuno è preoccupato della propria voce:
- “Qualcosa nel suono o nel tono della mia voce.”
- “Che mi si incrini la voce: dimentico di respirare dal diaframma e dò l’impressione di essere nervoso o ignorante.”
- “Dimenticare o saltare qualcosa che voglio dire, il cuore mi batte forte (e mi manca ancora di più il fiato), non riesco a parlare.”
Qualcuno è preoccupato del proprio corpo:
- “Essere giudicato perché sono grasso, non per il contenuto della mia presentazione.”
- “Alle medie mi è entrato qualcosa nell’occhio durante una presentazione e i miei occhi continuavano a lacrimare. Sono terrorizzato che possa capitare ancora.”
- “Dover fare pipì durante il discorso!”
- “Cadere sul palco.”
- “Le persone giudicano il mio aspetto, se sono vestito adeguatamente.”
C’è chi si preoccupa dei disguidi tecnici o del vestiti:
- “Problemi a connettere il laptop al proiettore.”
- “Fare errori di programmazione stupidi durante il live coding.”
- “Che si apra la zip dei pantaloni (perché mi è già successo).”
Ci si preoccupa di essere in errore e venir messi alla prova:
- “Spiegare elegantemente un concetto che in realtà è sbagliato.”
- “Mostrare che sono ignorante riguardo a qualcosa di cui pensavo di essere un esperto.”
- “Che mi si faccia una domanda a cui non so nemmeno da che parte cominciare a rispondere.”
- “Aver torto e che mi venga detto sul palco durante il Q&A.”
- “Venir infastidito.”
- “Sentire persone che danno voce al proprio scetticismo o ai propri dubbi.”
C’è chi è preoccupato della propria performance:
- “Non essere abbastanza emozionante.”
- “Tutto quello che dico diventa così confuso che chiunque può confutarlo.”
- “Dal momento che non sono di lingua madre inglese, la mia paura più grande è di dire cose senza senso.”
- “Nessuno impara niente e il pubblico ne è decisamente cosciente.”
- “Farmi notare per l’impostore che ho sempre saputo di essere.”
Wow. Dato il potenziale di questi momenti di totale disastro umano, perché dovrei anche solo pensare di imbarcarmi in questo viaggio verso il palcoscenico?
Tanto per cominciare, il parlare in pubblico (o, messo in un altro modo, fare il broadcast delle vostre abilità e conoscenze) ha precisi benefici per la vostra carriera: vi fa espandere il vostro network permettendovi di incontrare partecipanti e altri speaker e vi fa guadagnare un’esperienza di leadership documentata nel vostro ambito. Gente che sta cercando di assumere qualcuno, collaborare con qualcuno o finanziare qualcuno che abbia esperienza sul vostro argomento sarà in grado di trovarvi, avere una prova del vostro lavoro e farsi un’idea della nuova prospettiva che portereste nei progetti futuri.
Tali benefit professionali sono enormi, ma nella mia esperienza, i benefit personali sono ancora più sostanziosi. Dare una talk fa crescere così tante capacità: elaborare un modo succinto per condividere delle informazioni, interpretare lo stato d’animo del pubblico e gestire con lucidità un momento carico di adrenalina. Superando questa grande paura proverete qualcosa a voi stessi e dovreste essere orgogliosi di sapere di aver insegnato a un grande gruppo di persone qualcosa di nuovo che si spera renderà il loro lavoro o le loro vite più semplici. L’esperienza di parlare in pubblico incoraggia anche un sacco di benefit con effetto domino, come una richiesta di visto più forte o più sicurezza nei momenti quotidiani in cui siete sotto i riflettori, come uno standup meeting, una code review, una critica del design o la presentazione di un progetto.
Non importa quale sia la motivazione: mettersi alla prova con il parlare in pubblico è un atto coraggioso. Anche se è una sfida diversa per tutti, abbiamo alcuni strumenti che possono aiutarci ad affrontare le nostre paure.
Capovolgete quella paura#section1
Per prima cosa, datevi il permesso di essere ansiosi. Anche Eric Meyer, famoso speaker e veterano del settore, è ancora nervoso quando deve dare una talk, come ha raccontato dettagliatamente nel suo articolo “The Stages of Fear”:
Dopo un centinaio o più di talk non è ancora facile per me. Non credo che sarà mai facile. Non sono sicuro che dovrebbe esserlo. […] Tutti gli speaker che conosco si sentono più o meno come me. Non abbiamo tutti gli stessi tic nervosi, ma siamo tutti nervosi. Combattiamo con le nostre paure e i nostri dubbi. Ci sentiamo tutti come se non avessimo idea di cosa stiamo facendo.
Essere nervosi è del tutto normale. Considerate cosa state gestendo: condivisione di informazioni, intrattenimento del pubblico e intuizione (o preoccupazione) di come il pubblico vi percepisce. Tenete a mente, però, che essere nervosi non vuol dire che si farà una pessima figura. Il parlare in pubblico non è un contesto quotidiano e vi potrebbero ancora venire le farfalle nelle stomaco anche se fate esperienza e migliorate il vostro modo di presentare.
Ma se non riuscite a eliminare tranquillamente tutte le vostre paure e i nervi come uno stoico robot, cos’altro potete fare? Una tattica consiste nel provare a re-inquadrare la vostra ansia in maniera positiva o motivante, come suggerisce la designer Lea Alcantara:
Invece di preoccuparvi, capovolgete la vostra percezione del nervoso come un segno che la cosa vi sta a cuore invece che come paura di fallire. Non c’è vergogna nell’avere troppo a cuore un argomento e quello che la gente pensa della vostra talk.
Tenere a qualcosa è molto più gestibile che aver paura di fallire e vi dà una scappatoia: usate la reazione naturale del vostro corpo allo stress per migliorare la vostra talk. Impiegate quell’energia facendo più ricerche sul vostro argomento, provando di più la talk e cercando dei feedback – tutti atti sotto il vostro controllo. Lasciate che i nervi diventino parte del processo, oppure cercate di accettarli e, magari, col tempo, vi sembreranno più utili che disastrosi.
Cosa vi fa scattare?#section2
Per tramutare le paure in motivazioni, esplorate cosa vi fa scattare. Comprendere chi siete vi aiuterà a determinare dove convogliare quell’energia extra mentre vi fate strada verso il palcoscenico. Una volta che cominciate a dare il nome a quello che vi spaventa, a quello che vi conforta e a quello che vi guida, sarete in grado di dirigervi verso il formato di talk, l’argomento, il tipo di avvenimento e lo stile di preparazione che calmerà quelle paure e farà crescere il vostro entusiasmo.
Per cominciare, riflettete su questi punti:
- Cosa vi eccita maggiormente quando pensate al parlare in pubblico? Cosa volete ricavarne?
- Cosa vi rende maggiormente nervosi quando pensate al parlare in pubblico?
- Che scenari volete evitare?
- Qual è la dimensione di pubblico con cui potreste sentirvi a vostro agio? Perché?
- Qual è la persona il cui feedback sulla vostra talk o sul vostro stile di presentazione è più importante per voi?
- Cosa volete che le persone portino con sé dopo la vostra talk?
- Cosa volete che accada a voi e alla vostra carriera dopo la talk? (Esempi: qualcuno vi offre il progetto che sognavate, qualcuno che ammirate vi chiede consiglio, le persone vi adulano, tornate subito al lavoro, etc.).
Si tratta di fare molta introspezione, ma ne vale la pena. Man mano che avanzeremo nel libro, vedremo i vari percorsi e aspetti del parlare in pubblico e le vostre risposte vi guideranno a quello che fa per voi. Per esempio, se avete paura di vedere una marea di facce estranee davanti a voi, magari un piccolo meetup è il luogo migliore per fare un po’ di pratica. Se avete paura di dire qualcosa di palesemente falso sul palco, allora scegliete un argomento tipo un case study del lavoro che conoscete come le vostre tasche ed esercitatevi per la sessione Q&A con degli amici che possono aiutarvi a controllare il vostro contenuto. Oppure, se siete entusiasti all’idea di insegnare delle skill che possano subito essere messe in pratica, optate per il formato workshop e date un aiuto concreto alle persone. Qualsiasi siano i vostri obiettivi e il vostro stile, potete trovare un’opportunità per parlare che faccia al caso vostro.
Andate oltre le “regole”#section3
Conoscete i vecchi adagi: non dite “um“, non dite “uh“. Non usate elenchi puntati sulle slides. Non leggete mai e poi mai dai vostri appunti. Alcune persone hanno un archetipo del grande speaker ideale o una dimensione del pubblico che sembra ottimale, oppure l’idea di dover fare una talk estremamente tecnica o innovativa perché conti.
Ma sapete che c’è? Se posso dire una cosa in questo libro sul dare talk, è fate quello che funziona per voi. Davvero.
Ovviamente, è difficile andare oltre l’impulso di adottare regole: è rassicurante pensare di avere una mappa diretta verso il successo. Cerchiamo di imitare gli speaker che catturano la nostra attenzione o quelli adulati dai nostri pari. Sosteniamo esempi di stili di presentazione “ideali” e istruiamo i nuovi speaker a seguirli. Noi vediamo molte persone identiche e non possiamo fare a meno di assorbire molte delle stesse opinioni su come appare o suona un bravo speaker.
Solo perché abbiamo creato un sistema non vuol dire che sia giusto. Quello che dobbiamo veder rappresentato sul palco è una varietà di speaker con differenti punti di visa e modi di esporli. La vostra voce ha valore ed è solo vostra. Se scegliete di condividerla, ne usciremo tutti migliorati.
Il parlare in pubblico è un viaggio che, come ogni altro, richiede pratica e tempo per farvi sentire a vostro agio e avere successo. Rincuoratevi con Tiffani Jones Brown:
Il caso peggiore è che la vostra talk sia un fiasco, nel qual caso sarete più forti. Lo scenario più probabile è che farete un paio di talk decenti, seguite da alcune migliori, seguite da altre ancora migliori finché non farete quella che farà davvero la differenza.
Non voglio dettare alcuna regola in questo libro: dimenticatevele. Quello che spero è di aiutarvi a forgiare il vostro percorso così da trovare la strada verso quella talk che farà la differenza. Cominciamo!
Volete leggerne ancora?#section4
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