Ogni cosa a suo tempo

Qualche tempo fa ho realizzato, con moderato panico, che i nostri canali di comunicazione sempre attivi e in real-time non sarebbero più spariti. Mentre trangugiavo i feed quotidiani insieme al mio caffé mattutino, mi venne in mente che anche se volessi, non potrei davvero rinunciarci. Il mio “tic da refresh” fa così parte di me che è quasi difficle ricordare quanto fossero sperimentali le cose durante i primi tempi di Twitter.

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Ovviamente, lo era, come tutte le cose nuove. Il web real-time è cominciato come qualcosa che abbiamo fatto perché potevamo. Gli avanzamenti tecnologici come modi più efficienti per recuperare grandi quantità di dati, il cloud e i piccoli computer che ora ci portiamo in giro in tasca l’hanno reso semplicemente un problema sexy da risolvere. Gli esperimenti che hanno avuto successo si sono trasformati in trend e quei trendi stanno diventando delle convenzioni indiscusse.

Ma il real-time è sempre la scelta giusta? Vogliamo davvero che tutto quello che consumiamo si muova a questa velocità?

Velocità terminale#section1

Ci stiamo imbarcando in una nuova era piena di tecnologia, in cui registreremo tutti i nostri dati personali e li avremo a disposizione istantaneamente, ma stiamo già cominciando a vedere dei rendimenti decrescenti. Facciamo fatica non solo a star dietro ai flussi di dati degli altri, ma, ancora più importante, quali sono le briciole che abbiamo incontrato lungo il cammino che valeva la pena raccogliere? Dopo una settimana frenetica, rilassandoci sul divano, come facciamo a ritrovare ed approfondire le cose grandiose che abbiamo intravisto su Twitter?

Perché è così? Che cosa hanno in comune le due aziende pioniere nel campo delle interfacce in tempo reale, che hanno portato i propri utenti a scalciare e urlare da un redesign all’altro, mentre i progettisti cercavano strenuamente di inventare nuovi modi per fruire dei contenuti, le cui balene “fallivano” a destra e a sinistra [“Fail Whale”, ndr] mentre i tecnici combattevano per addomesticare i dati? Facebook e Twitter sono canali di comunicazione.

Ho l’impressione che quando inventiamo qualcosa, il primo modo in cui testiamo questa nuova tecnologia è parlandone. La nostra abilità nel comunicare è semplicemente uno dei più elementari use case nel problema del design nelle nostre vite. E non solo è essenziale ed importante ma è anche divertente, ci fa ridere. Perché non dovremmo farlo?

Questa raffica di voci in tempo reale funziona bene per i discorsi perché i discorsi sono veloci, facili e senza sforzi. Lo facciamo costantemente. Quindi, cosa succede per quelle cose per cui occorre più tempo per realizzarle e consumarle: una canzone, un libro, un film? Cercare di far entrare questi tipi di media nella parte ad alta frequenza dello spettro e aspettarsi che li gusteremo rapidamente, alla stessa velocità con cui consumiamo le chiacchiere quotidiane potrebbe creare una mancata opportunità per esplorare l’intera altra parte dello spettro del ritmo dei dati personali.

Trovare il giusto ritmo#section2

Nell’azienda musicale Last.fm ho lavorato accanto a Matthew Ogle, contribuendo a dare forma ad un servizio con una frequenza di 800 scrobble al secondo. Quando entrambe abbiamo lasciato i rispettivi posti di produzione e design, abbiamo cominciato a discutere più seriamente dei nostri desideri non realizzati nel campo della musica online. Realizzammo che stavamo perdendo un posto in cui avremmo potuto esprimere con entusiasmo i nostri gusti musicali, in una maniera più distinta, più singolare, più… tenera.

Inoltre, avevamo visto abbastanza tentativi di condivisione di canzoni in real-time per sapere che avere delle canzoni che passano come i prezzi della borsa potrebbe essere cool, ma potrebbe non avere valore: come so quale di queste canzoni è davvero importante per voi?

Questo ci ha fatto pensare ad un servizio centrato solo su una singola porzione di dati alla volta. Come apparirebbe un servizio di musica creato solo con le “canzoni preferite”? Ciò ha sollevato un’altra domanda: qual è il giusto time-scale per una canzone? Azzardammo l’ipotesi che si potrebbe avere una nuova canzone preferita alla settimana.

Questi due vincoli (una canzone alla volta, per un massimo di sette giorni) hanno portato al design del nostro nuovo progetto, thisismyjam.com.

In qualità di costruttori della nuova generazione di prodotti web, dobbiamo considerare il giusto ritmo per i dati personali in questione. Il ritmo dovrebbe dare informazioni sul modo in cui l’informazione è presentata, contestualizzata e mandata all’utente.

Amanti in un periodo pericoloso#section3

Nella vita reale, questo giusto ritmo (o “lunghezza di tempo accettata” per i contenuti multimediali) è tipicamente legato ai limiti fisici del suo particolare mezzo, alle persone che lo creano e al modo in cui viene fruito. Man mano che le industrie dei media maturano e si perfezionano, troviamo il giusto ritmo per i loro output.

Ad esempio, quando i fumetti sui supereroi americani stavano maturando come mezzo, un artista poteva disegnare circa una pagina al giorno. Se prendiamo un mese e sottraiamo otto giorni per i week-end, otteniamo la lunghezza standard di un singolo numero mensile del fumetto, 22 pagine. È un ciclo in qualche modo arbitrario, ma funziona con gli altri nostri cicli arbitrari mensili, come venire pagati. Se il fumetto comincia ad arrivare più frequentemente nei negozi e avete un budget limitato, allora all’improvviso la vostra attenzione di fan e fruitore viene interrotta.

Il singolo nell’industria musicale è un altro esempio di ritmo. È difficile pensare che tutti si siedano ed ascoltino un interno nuovo album, ma una canzone? È fattibile. Nemmeno sorprende che la prima regola del marketing di un singolo si quella di dare sufficiente tempo perché si fissi nella mente prima che venga pubblicato l’intero album. Ci vuole tempo per comprendere.

I vincoli alimentano la creatività#section4

Man mano che i media maturano, il loro ritmo diventa non solo uno standard, ma un vincolo utile che ispira ulteriore creatività.

I vincoli hanno da sempre ispirato le persone a creare e lo stesso vale per voi e per me. I limiti dei prodotti che usiamo ogni giorno ci ispirano: i 140 caratteri di Twitter, la singola foto di Instagram, o, tornando al 2006, lavorare all’interno di una porzione di codice che si può hackerare per rendere unica la propria pagina MySpace.

Se verranno incluse alcune limitazioni, una rete basata sul concetto di auto-espressione (che implichi l’inserimento di dati personali) sarà più divertente, più facile da intraprendere e molto probabilmente sarà in grado di creare nuove forme d’arte

Tanto facilmente la tecnologia ci permette di eliminare i vincoli, così ci dà il potere di crearne di nuovi.

Dati notevoli#section5

Come molti, ritengo che i dati sull’attenzione siano i tipi di dati con più valore da raccogliere quando si crea un servizio online, a causa della loro onestà. Tuttavia, in Last.fm ho imparato che i dati sull’attenzione hanno valore solo se aggregati. Il “cold start” (quando il proprio profilo è vuoto e i suggerimenti sono inutili finché non si comincia a fare scrobbling) è stata una delle sfide di design con cui ho avuto a che fare. Quando l’unità di dati è così piccola e creata in modo così passivo, si deve raggiungere un punto critico prima che queste singole unità diano dei contributi significativi, da cui estrapolare del valore per l’utente.

Un’unità di dati come la vostra attuale canzone preferita potrebbe non essere tanto precisa, ma è un’unità che porta in sé una tonnellata di significato umano. Chiedere a qualcuno quale sia la canzone che ascoltano di più ultimamente è quasi sempre un buon modo per iniziare la conversazione e si può dedurre molto e fare altre domande basandosi sulla risposta. Una canzone preferita ha un valore istantaneo e molte di queste possono durare per molto tempo.

Ho chiamato questi dati dati notevoli. Sapere quale canzone è stata la colonna sonora di quell’estate, o perché non riuscite a non muovere la testa con quel pezzo degli anni ’90 o quale canzone vorreste che fosse suonata al vostro funerale sono una quantità di dati personali talmente importanti che, se fossero usati nel modo giusto, potrebbero fornire valore alla rete in maniera quasi immediata. E il suo valore è duplice: non è solo il fatto che sia più speciale, è raro, quasi unico. Quante canzoni preferite può avere una persona?

Nel mondo reale, la scarsità di qualcosa, come uno Stradivari o un guanto di Michael Jackson, è uno dei fattori fondamentali per il suo valore. Online, la scarsità è una parola quasi dimenticata. Non è che forse abbiamo solo bisogno di esplorare in un modo diverso?

I dati notevoli cominciano a diventare davvero allettanti quando un singolo pezzo di dato è contestualizzato con altri pezzi di dati, per dargli ancora più valore. Ci vuole tempo, quindi accade per forza meno frequentemente. Un check-in su Foursquare con un consiglio ha più valore di un semplice check-in; una foto di Instagram che è passata attraverso tre diverse app per avere quell’effetto perfetto ha più valore di una che utilizza i filtri standard, che ha a sua volta più valore di una foto fatta con l’orribile macchina fotografica del telefono.

Ritmo e valore: una relazione inversa?#section6

Se la scarsità fa aumentare il valore, dove la possiamo trovare online? Nel nostro tempo. Nel mondo virtuale, dove facciamo copie infinite di dati e le “edizioni limitate” non esistono, l’unica cosa che ci frena dal fare più di quel che già facciamo è costituita dai limiti dei nostri cervelli (e dalla nostra sanità mentale).

Quando trasciniamo verso il basso per fare refresh e troviamo una piccola gemma di opera digitale, non solo una statistica personale automatica o un’osservazione spontanea, ma qualcosa che dà l’idea di aver richiesto del tempo per essere fatta, è meraviglioso. Ha valore. Ma se queste cose di valore e scarse sono lente, potreste chiedervi, non saranno sempre una nicchia? Come lo slow food o gli artigiani del caffé, un errore di arrotondamento in un mondo di McDonald’s e Starbucks? Sono solo una specie di hippie dell’internet che pensa che dobbiamo tutti fare un bel respiro e rallentare? No, c’è in realtà del vero valore in questo modello. Facciamo dei conti, usando This Is My Jam come esempio:

  • Supponiamo che abbiate una stazione radio preferita. Supponiamo inoltre che la maggior parte della musica nuova che potete fruire divertentovi occupi un’ora al massimo della vostra giornata. (Ascoltare tutta la musica nuova è sfiancante: c’è un motivo per cui le stazioni radio mettono dischi che avete già sentito).
  • La durata media di una canzone pop è 3.5 minuti, quindi vi servono circa 17 canzoni per un’ora di musica nuova.
  • 17 canzoni al giorno x 7 giorni alla settimana = 119 nuove canzoni alla settimana.
  • Se 1 utente This Is My Jam = 1 nuova canzone alla settimana, vi serve seguire solo 119 persone per un’ora di nuove canzoni scelte a mano da ascoltare ogni singolo giorno. (la mia ipotesi è che ci sono altre persone che sarebbero abbastanza soddisfatte con una sola ora di nuova musica alla settimana, il che richiede di seguire solo 17 persone).

Quando confrontate quello al numero di persone che seguite su Twitter o di cui siete amici su Facebook, è probabile che non siano così tanti o forse siete più o meno in quel range. Tuttavia, anche con questo ritmo lento, soddisfa lo use case della scoperta di nuove canzoni perché è un network che si è creato attorno al giusto ritmo per la musica.

Andate oltre ed esplorate lo spettro#section7

Nel 1967, descrivendo la comunità del futuro (il nostro presente), Marshall McLuhan predisse “i circuiti elettrici hanno detronizzato il regime del ‘tempo’ e dello ‘spazio’ e riversano su di noi in maniera istantanea e continua le preoccupazioni di tutti gli altri uomini”. Aveva ragione, è lo stato di real-time che stiamo attualmente vivendo.

Credo che sia ora di immaginare una nuova comunità del futuro, uno leggermente meno distopico di tutte le informazioni e i media che piombano sulle nostre teste, che sia notte o giorno, che abbia senso perché viaggi quel contenuto ad alte frequenze oppure no.

In qualità di persone che creano questa nuova visione del futuro dobbiamo considerare il ritmo.

Se aiuta, usiamo le metafore analogiche per sognare i limiti che aiutano a creare il giusto ritmo. Sperimentiamo con la velocità. Cerchiamo di farci condurre da questo nei principi di progettazione del nostro lavoro: se deve essere dalla parte veloce dello spettro, come può dettare il modo in cui i dati dovrebbero essere presentati agli utenti? Allo stesso modo per la parte lenta dello spettro: qual è il contesto migliore del nostro prodotto? L’inquieto “trascina per aggiornare” funziona bene in tasca, ma per quel che riguarda i migliori film che i vostri amici hanno guardato questo mese?

Se c’è una parte entusiasmante dell’estremità lenta dello spettro, una che gioca con la scarsità e il valore, cosa abbiamo da perdere nell’investigarlo? Voglio dire, il mondo real-time ci sarà sempre quando lo vorremo.

Illustrazioni: {carlok}

Sull’autore

Hannah Donovan

Hannah Donovan è una product designer canadese che vive a Londra. È stata a capo del design di Last.fm per cinque anni e prima di ciò ha lavorato per delle agenzie. Da quando ha lasciato Last.fm, Hannah si è imbarcata in un nuovo progetto musicale chiamato This Is My Jam, continuando a concentrarsi sui modi per rendere migliore la musica sul web. Quando non è impegnata con questo, Hannah fa da relatrice nelle conferenze di design e suona il violoncello sia con un'orchestra reale sia con una "comedy orchestra".

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