Scrivere vuol dire pensare

Scrivere fa paura. C’è questa aspettativa di una geniale precisione, di un imprevedibile utilizzo della grammatica e una strana ansia che si manifesta quando si deve scrivere per gli altri. Si comincia con una piccolissima idea ben chiara, ma cercando di metterla per iscritto, sembra quasi che ci si stia strappando le budella.

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Ma voi non siete scrittori, quindi questo problema non vi riguarda, giusto? Beh, il punto è che scrivere non è una sorta di arte oscura, ma è una capacità pratica e questo è vero soprattutto dal momento che la nostra comunicazione online è basata innanzitutto sul testo. Quando si scrive del proprio lavoro si è spinti ad andare più in profondità rispetto alle due parole usate durante un aperitivo con gli amici, pensando all’impatto che realmente genera.

Se lo fate bene, allora contribuirete con del segnale piuttosto che con del rumore.

Tuttavia, nessuno nasce con questa capacità. Sentiamo di continuo di persone che dicono di voler scrivere per A List Apart o che vorrebbero iniziare un blog ma che non sanno da dove cominciare. Si sentono imprecise o sopraffatte da questo compito. Se state cominciando ad identificarvi, continuate a leggere perché vi guiderò attraverso i meccanismi della scrittura e a come diventare più bravi a scrivere.

Scrivere fa schifo!#section1

Beh, sì. Ma non vi sto chiedendo di scrivere delle pagine di prosa rigogliosa in una sola seduta (vi dò una dritta: nessuno lo fa. Ci arrivo tra un attimo). Vi sto chiedendo di cominciare dal pensiero. Sospetto che, dal momento che siete dei lettori, siate anche dei pensatori, il che significa che siamo già a metà strada. Sul serio! Perchè scrivere, prendere la vostra idea e trasformarla in quella “Cosa che le Persone Leggono”, non vuol dire stendere un testo, ma pensarci. E se sapete distinguere un articolo scritto con cognizione di causa e uno che esiste solo per vendere spazi pubblicitari, allora siete già abbastanza bravi.

Pensate a tutto quello che avete dovuto cercare in internet solo per capire come fare il vostro attuale lavoro. O magari quelle cose non si trovano nemmeno in internet: si imparano con l’esperienza. Dovreste trascrivere queste cose, perché quando mettete in relazione tra loro le vostre idee in uno scritto, date voce e direzione a qualcosa che altrimenti continuerebbe a girarvi intorno come un’abitudine radicata, un rassegnato “abbiamo sempre fatto così”.

Scegliere le parole per descrivere il vostro lavoro significa avere un scopo: state registrando qualcosa come qualcuno che pensa al perché fa quello che fa e comprende il modo in cui ogni decisione influenza il risultato. Sviluppare questo talento, il pensare criticamente, vi renderà addirittura migliori nel vostro lavoro.

Cominciate con qualcosa in disordine#section2

Pensare: fatto. Adesso dovete solo cominciare a mettere su carta le vostre idee. Cercate di non rileggere finché non sarà assolutamente necessario, addirittura sarebbe meglio rileggere in un altro giorno. Pensate solo a quello che state cercando di dire e buttate già le idee principali. Se non siete sicuri di come terminare una frase, lasciatela a metà. Se volete scrivere in maniera estesa su un’idea in particolare ma la vostra mente si sta muovendo troppo in fretta per dargli più sostanza, parafrasate per ora e continuate verso il successivo punto importante.

Quando non vi vengono le parole, usate delle parafrasi. Il segreto delle bozze è tutto qui: parafrasare quello di cui vorreste in realtà scrivere. Lo scenario peggiore, in questo caso, è di ritrovarsi con molte domande aperte a cui dovrete dare una risposta. Ricordate che “dover fare altre ricerche” è un’opportunità, non un motivo per smettere di scrivere.

Se siete come me, il risultato finale di questo primo step apparirà come uno schema cosparso di farneticazioni e probabilmente ci saranno anche un paio di note a margine riguardanti delle commissioni che vi siete resi conto di dover fare nel pomeriggio. È decisamente qualcosa che non condividereste mai con nessuno.

In altre parole, è una semplice bozza, ancora allo stato grezzo.

Ecco, avete formalmente iniziato a scrivere. Per il momento non ha un bell’aspetto, vero? E non lo sarà fino alla fine, ma questa è una parte essenziale del processo. Date un’occhiata a quello che avete: potreste dover eliminare molte delle vostre farneticazioni (e ovviamente dovete eliminare la lista della spesa) per arrivare alla fine, ma da qualche parte lì in mezzo c’è il cuore della vostra idea, quello che volete che rimanga ai vostri lettori. Trovatelo.

Arrivare al punto#section3

Immaginate di mostrare la vostra casa ad un vicino prima di andare in vacanza. Anche se passerete un’ora chiacchierando delle ricette per le lasagne o sul tempo o spettegolando degli altri vicini, probabilmente riassumerete i punti principali: gli impianti sono qui, i rubinetti per spegnere gas e acqua sono là e il cibo per il gatto è nel mobiletto sotto al lavandino.

La vostra bozza è il chiacchiericcio. Volete arrivare al cibo per il gatto, che è il vostro obiettivo. Nel momento in cui arriverà il vicino e il vostro cellulare sarà fuori copertura, quel gossip di una settimana fa sarà molto meno importante del cibo per il gatto. Cominciate con l’idea principale da comunicare e dichiaratela il più chiaramente possibile all’inizio della bozza. Questo è quello che sperate che i vostri lettori si ricorderanno ed è quello che darà un’organizzazione e una guida al resto del vostro pezzo.

Per esempio, prendete proprio questo articolo. Spero che finora vi sia piaciuto leggerlo, ma il vero motivo per cui appare qui su A List Apart non è perché sono così incredibilmente arguta e perspicace, ma è perché voglio togliere quell’aura di magia che ha la buona scrittura e spiegare che non è una questione mistica ma si può imparare. Voglio che finiate di leggere questo articolo pensando “Se scrivere riguarda soprattutto il ragionamento piuttosto che la stesura, allora posso decisamente provare a scrivere.”

Ho cominciato il mio schema con questo obiettivo in testa, usando delle frasi molto prosaiche e anche un po’ strane come “Scrivere è una skill che si può insegnare/imparare e le persone dovrebbero saperne di più”. Le frasi scritte bene verranno dopo, ma riuscite già a intravederci il barlume di un’idea.

In realtà, non ho proprio un argomento, ma solo un aneddoto da condividere.#section4

La maggior parte della documentazione in stile “how to” non è nient’altro che un aneddoto formalizzato. Questo è il modo in cui impariamo ed è la tesi di quasi tutto il materiale per l’apprendimento che si trova in giro: “Questo ha funzionato finora per raggiungere questo particolare obiettivo e probabilmente funzionerà anche nel vostro caso.” Così si ragiona! È nascosto sotto quasi tutti i consigli che potete trovare in giro (incluso questo articolo): “Ecco cosa ha funzionato per me quando volevo fare [inserire cosa da fare]”. Vale decisamente la pena scrivere: pensate a quante ricerche su Google si può rispondere con l’informazione che avete tra le mani.

Un aneddoto personale è molto utile, specialmente in un campo che cambia velocemente come il web design and development. Tuttavia, ecco alcune cose a cui dovreste pensare per far sì che il vostro testo non sia una narrazione intricata ma qualcosa di più sostanziale.

Prima di tutto, perché questa esperienza vi ha colpito? Si è trattato del momento in cui è scattato un qualcosa nel vostro lavoro?

In secondo luogo, secondo voi, perché le cose sono andate in un certo modo? Ne siete rimasti sorpresi? Adesso, come conseguenza di ciò, fate le cose in maniera diversa? Quando scrivete queste cose, scoprite la differenza che c’è tra il farsi degli appunti personali e scrivere per un pubblico.

Infine, si tratta di qualcosa che altri nel vostro settore potrebbero essere inclini a trascurare o a non riconoscere? È un errore da principianti o è una sorta di svista generalizzata nel settore? Se avete provato a cercare online simili opinioni, avete ottenuto molta disinformazione? Oppure l’informazione corretta semplicemente non si trova dove le persone del vostro settore la cercano?

Supportate i vostri lettori#section5

Di solito, io, come editor, entro in gioco in questa fase. Questo è anche il punto in cui non state più scrivendo per voi stessi, ma al contrario state davvero scrivendo per un pubblico. Nella prima bozza magari avevate un tema ampio da esplorare, ma a questo punto dobbiamo cominciare a pensare ai nostri lettori. Grazie alla nostra bozza grezza, avete un’idea migliore del punto centrale del vostro articolo. Magari c’è anche qualche lettore là fuori che leggerà quel sommario stringato e sarà subito d’accordo con voi.

La maggior parte delle persone però avrà bisogno di più spiegazioni, o perfino di essere persuasi, per aderire al vostro punto di vista. Qui è dove entrano in gioco gli argomenti a supporto della tesi.

L’espressione “argomenti di supporto” probabilmente vi richiama alla mente gli incubi dei saggi scolastici da cinque paragrafi che tanto vi tormentavano e io non farò finta che sia piacevole ritornare alla struttura della vostra bozza per trarne una solida organizzazione, ma sostenere i vostri punti principali non è qualcosa che fate solo per gli invisibili valutatori di saggi che si trovano là fuori: lo fate per i vostri lettori, quelli che vivono fuori dal vostro cervello e che non hanno il benefit delle connessioni neuronali condivise con voi.

Gli argomenti a supporto, per farla breve, aggiungono peso e validità alla vostra tesi principale, mostrando il modo in cui si può applicare a situazioni simili. Tornate alla vostra affermazione da ricordare e immaginatevi un lettore piuttosto scettico che vi risponda con “Perché?”. Perché questa affermazione è vera? Perché è importante? O, meglio ancora, “Cosa può fare per me?” A volte avrete bisogno di mostrare dei dati concreti, altre volte sarà sufficiente aggiungere un buon esempio che aiuterà i lettori a seguirvi. (Quest’ultimo approccio è quello che ho seguito io). Non avete bisogno di intimidire le persone con la vostra intelligenza in questo caso, perché si tratta più di una conversazione che di un dibattito.

Quanti argomenti a supporto servono? Sostanzialmente, vorrete arrivare a un punto in cui non ci potranno più essere dei “Perché?” da parte di ipotetici scettici su un dato argomento. (“Perché dovrei scrivere?” Perché fa bene al vostro lavoro. “Perché fa bene al mio lavoro?” Perché ti aiuta a lavorare con uno scopo più preciso. “Perché dovrei lavorare con uno scopo più preciso?” …Forse dovresti parlare di quest’ultima cosa con il tuo capo o con un terapista).

No, grazie. L’idea di avere dei lettori fa paura.#section6

È facile pensare a questi “Perché” e immaginarsi un certo tipo di gente ostile. La maggior parte dei lettori, però, non è in questa modalità: il più delle volte sono semplicemente distratti e hanno solo bisogno di un reminder di quello che stavate dicendo, come qualcuno che ha un occhio su una partita di football e con una mano gestisce un bambino scatenato.

Dovete pensare ai lettori come a dei vostri amici, nel senso che rispettate il loro tempo e la loro attenzione. Tranne che nei rari circoli letterari, non c’è alcun motivo per far lavorare sodo i vostri lettori perché comprendano quello che state cercando di dire. Ogni argomento a supporto o esempio illustrativo che includete deve ricollegarsi chiaramente al vostro punto principale: tutto questo diviene irrilevante se i vostri lettori vi abbandonano prima di arrivare al sodo.

A volte, quando comincio a delineare l’articolo, rendo questi legami cognitivi estremamente letterali, così che sia più semplice per me tenere traccia della direzione del mio cervello (es., “Spiega perché una struttura organizzativa chiara rende più facile il mantenimento dell’attenzione del lettore sul mio testo”), e poi in seguito approfondirò il linguaggio e i passaggi da una sezione all’altra perché sembrino un po’ più naturali (come ad esempio questa sezione).

Si tratta, inoltre, di un meccanismo continuo del processo di scrittura. Una volta che cominciate a mostrare le vostre bozze ad altre persone, una buona domanda da porre in questa fase è: “Ti sei perso in qualche punto?”. Si tratta infatti di una delle poche domande a cui le persone molto probabilmente risponderanno onestamente, dal momento che spesso credono che “perdersi” sia qualcosa che si riflette sulla loro capacità di comprensione durante la lettura piuttosto che sull’organizzazione del vostro scritto. (Pensateci bene!)

E se qualcuno si perde? Non significa che il vostro argomento sia una causa persa: probabilmente dovete solo spremervi ancora un po’ le meningi.

Arrivare a scrivere “bene”#section7

A questo punto avete la struttura di un robusto saggio. Nel mondo editoriale, siete a un punto piuttosto in là nel percorso verso la pubblicazione: la maggior parte di quello che rimane da fare sono miglioramenti al testo per quel che riguarda la scelta delle parole e la struttura delle frasi.

Vi trovate però anche nel punto in cui, sfortunatamente, i nerd delle parole diventano leggermente intimidatori con il loro fervore. (Disclaimer: sono una di quelli. Non prendetela sul personale. Viviamo per queste cose). Probabilmente questo non sarà il punto in cui il vostro saggio verrà distrutto. Ci avete già lavorato duramente per stabilirne la struttura.

A questo punto, chiarirete il significato delle frasi tortuose o magari riordinerete i paragrafi per mantenere una certa fluidità narrativa. È decisamente diverso lavorare partendo da quello che avete scritto in precedenza, a volte addirittura più soddisfacente (dà proprio una bella sensazione quando una frase suona davvero bene), ma anche con qualche blocco in più (invece di andare avanti rapidamente, adesso è il momento in cui dovete davvero essere sicuri che i tempi grammaticali siano tutti concordi). Qui in ALA, siamo piuttosto rigorosi in questa fase e generalmente esaminiamo l’articolo direttamente con i nostri autori. Ogni pubblicazione però ha il proprio stile: molti editor dei giornali ci mettono molto di più le mani, nell’interesse di mantenere un tono consistente, mentre un blog molto meno formale potrebbe dare molto spazio ad ogni collaboratore per permettergli di far trasparire la propria personalità.

Anche quando non state scrivendo per una pubblicazione con una propria redazione, questo è un buon punto nel processo di attrarre quanti più nuovi lettori possibile. Inciamperanno su tutte quelle frasi stese stranamente, sulle parole ripetute o sugli errori di ortografia che avete sfiorato un’infinità di volte. In fin dei conti, anche se dovesse esserci un errore di battitura o se la grammatica non fosse proprio perfetta, voi rimarrete comunque dei comunicatori, che è poi il fulcro di tutta questa attività.

Ho incontrato un certo numero di persone con delle buone idee che però odiano il processo di stesura di un testo. Lo capisco, succede anche alle persone che scrivono regolarmente, perché può essere un processo frustrante. (Quando questo articolo vi raggiungerà, esso sarà passato dal copyediting fino al sito, e quello che state leggendo sarà la sua nona versione).

Ma ne vale davvero la pena. In qualunque punto vi troviate sul vostro percorso professionale, sia che abbiate anni di esperienza o che abbiate un nuovo punto di vista da condividere, scrivere le vostre idee vi farà sentire come se possedeste in maniera nuova e più approfondita quello che fate. Esaminerete tutti i “perché” di un lavoro, facendovi passare da abitudini radicate ad azioni intenzionali. Scrivere vi darà le capacità necessarie per vendere voi e il vostro lavoro al capo e ai clienti.

Questo è come appare un lavoro fatto con uno scopo. Abbiamo molto bisogno di questo tipo di lavoro sul web, proprio come ne avete bisogno voi nella vostra vita. Non solo scrivere parole, ma ragionarci. Non solo rumore, ma segnale. Fate circolare le vostre idee. A noi piacerebbe ascoltarvi.

Illustrazioni: {carlok}

Sull’autore

Sally Kerrigan

Sally Kerrigan è una editor e copywriter freelance, nonché associate editor di A List Apart. La sua formazione è quella di bibliotecaria e sa improvvisare sull'Information Literacy in qualunque momento. Fa commenti sarcastici su Twitter.

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