Standard Editoriali Parte 2: Un Futuro Standard

Questa è la seconda parte di un saggio in due parti sull’editoria digitale. Potete leggere qui la prima parte: “Un presente frammentato”.

L’articolo prosegue sotto

Non c’è mai stato un momento migliore per essere un lettore. Siamo in parte definiti dalle cose che leggiamo, quindi è bello avere l’imbarazzo della scelta tra scritti perspicaci e che ci arricchiscono a nostra disposizione. Abbiamo centinaia di libri nei leggeri e-reader portatili. Parliamo con gli autori su Facebook e Twitter. Migliaia di opere di dominio pubblico sono a nostra disposizione gratuitamente e i blog ci mettono a disposizione un numero sbalorditivo di testi di alta qualità. Gli articoli e le analisi giornalistiche lunghe stanno vivendo un rinascimento minore e troviamo sempre nuovi modo per discutere delle cose che leggiamo.

Non c’è mai stato un momento migliore per essere uno scrittore. Tutti possono pubblicare i propri pensieri. Tutti possono scrivere un libro e pubblicarlo “on demand”. Gli autori possono raggiungere i lettori e possono nascere delle conversazioni arricchenti e appaganti attorno alle connessioni che sviluppiamo dalle cose che creaiamo.

Tuttavia, abbiamo un considerevole lavoro davanti a noi: gli strumenti di creazione e di lettura dei nostri ebook sono primitivi, emergenti, nati dalla necessità e guidati dalla paura. C’è la conversione da ePub a Kindle con un click, ma è nascosta in un’applicazione scomoda, incasinata e cross-platform, che ha un disperato bisogno di miglioramenti. C’è un software per il layout di pagina, ma salva nativamente in un formato proprietario e esporta i file ePub quasi completamente come un insieme di tag <span>, piuttosto che come HTML vero e proprio e semantico. (Pensate a <span class="header"> invece di <h1>). L’ePub potrebbe essere salvato in un file zip, ma l’applicazione zip di default di Mac OS X non gestisce correttamente il mimetype di ePub, richiedendo pertanto un’applicazione separata. Al momento in cui scrivo, non c’è ancora alcun reader nativo per Mac OS X che gestisca sia gli standard di design di iBooks sia la specifica nativa di ePub. (Quando creo un ePub, ogni volta che voglio vedere un cambiamento, il mio flusso di lavoro implica l’upload del nuovo ePub su Dropbox, l’apertura della app Dropbox sul mio iPad e l’invio dell’ePub ad iBooks). C’è così tanto lavoro da fare ancora per rendere più semplice la pubblicazione. Dare all’esterno la lavorazione di un ePub, la soluzione attualmente accettata in maniera preponderante, non è la risposta.

Vi sembra familiare questa pazzia?#section1

Anche se gli scrittori conoscono l’HTML, si trovano ad affrontare molti ostacoli. La scrittura adesso genera meno entrate per le persone, ma ha lo stesso costo di produzione. Il panorama editoriale del 2012 appare simile al panorama musicale del 1998 insieme al panorama del web design del 1996: è gravato dai DRM e dai formati proprietari, tratta i consumatori come criminali, è frammentato tra le varie piattaforme ed è ostile agli autori che vogliono distribuire il proprio lavoro attraverso canali indipendenti. Le biblioteche vengono praticamente ignorate all’ingrosso con tutti i nuovi sviluppi attorno ai DRM e ai prezzi. Gli editori si fidano dei DRM, nonostante l’evidenza che i DRM danneggino sia i lettori sia le vendite.

All’inizio della questione, le etichette discografiche maggiori non si comportavano diversamente dagli editori oggi e per quasi un decennio, un produttore di browser ha frenato il progresso nello sviluppo web non supportando in maniera completa e affidabile gli standard web. Tutto ciò non è diverso dal Kindle che ignora completamente le recommendation dell’International Digital Publishing Forum, nonostante Amazon ne faccia parte come membro pagante.

Nel 1997, fu fondato il Web Standards Project per incoraggiare i produttori di browser e i web developer ad adottare gli open standard. Abbiamo bisogno di un’organizzazione simile che faccia pressione sugli editori, sui produttori di e-reader e sui lettori. Abbiamo bisogno di un Web Standard Project per l’editoria elettronica.

Auto-pubblicazione e i suoi malcontenti#section2

Prima del web, gli auto-editori finanziavano le proprie operazioni. Edward Tufte accese una seconda ipoteca sulla sua casa per pubblicare da sé The Visual Display of Quantitative Information nel 1982, poiché nessun tipografo era in grado di soddisfare i suoi standard qualitativi. Ma anche dopo aver ricevuto le copie stampate, non c’era un modo come Tufte per gli auto-editori per pubblicizzare efficacemente i propri lavori. Si poteva acquistare uno spazio pubblicitario in un quotidiano o in una rivista oppure si potevano chiamare le librerie e vedere se erano interessate, ma nel 1982, non c’era il lusso di un sito web o di un indirizzo email.

Ai giorni nostri, chiunque può pubblicare il proprio lavoro. Potete passare attraverso un servizio on demand come Lulu. Potete connettervi con i lettori attraverso Kickstarter per gestire per prima cosa i costi di stampa. Potete creare un sito web e vendere copie del vostro lavoro attraverso Fetch, Shopify e Digital Delivery. Potete stampare i francobolli con Endicia. Potete vendere di persona con Square. Potete gestire le sottoscrizioni con Memberly.

In gran parte, noi, quelli che aiutano a creare il web, abbiamo abbracciato questo modello. The Manual è un giornale indipendente, molto ben fatto, sui “perché” del design. 8faces è un magazine sulla tipografia semi-annuale. Five Simple Steps copre tutti i tipi di tecniche di design. Io pubblico ogni quattro mesi una rivista con lunghi saggi chiamata Distance e l’ho impostata in maniera tale che tutto funzioni su internet. Infine, in parte proprio per questo sito, A Book Apart si connette con dei lettori simili. E di giorno in giorno appaio nuove pubblicazioni: Codex, Bracket, Kern & Burn. Man mano che i web designer apprendono i dettagli della produzione su carta stampata, ci saranno solo più pubblicazioni come questa (non posso parlare per gli altri, ma provo molto orgoglio nel fare dei prodotti fisici, dopo molti anni di creazione di oggetti intangibili per il web).

Molti progetti auto-pubblicati ricevono meno marketing e meno pubblicità, ma creano un’intimità maggiore con il pubblico, forniscono un customer service migliore e richiedono più auto-promozione. Gli auto-editori spaccano!

Sebbene io mi sia concentrato principalmente su progetti relativi al design, la nozione di connettersi con i lettori su intere è genere-agnostico. Chiunque può farlo e gli scrittori cominciano ad avere il potere per prendere l’editoria nelle loro mani.

Come devono evolversi gli editori?#section3

Comunque, c’è ancora un ruolo per gli editori, se si adattano al nuovo panorama. Quali sono i problemi e i compromessi? Il design delle copertine degli ebook probabilmente cambierà, per esempio, adesso che non deve più apparire tra gli scaffali di una libreria. E, mentre il lavoro redazionale accresce la sua importanza, discriminando spesso tra scrittura di qualità e semplice scrittura, il marketing cambierà sostanzialmente. Probabilmente, un autore di ebook non ha bisogno di un tour di promozione del libro. La pubblicità cartacea e a tutta pagina saranno meno frequenti. Aumenteranno le mailing list. Gli editori che comprenderanno i compromessi e migreranno nel loro lavoro saranno in grado di rispondere facilmente a internet prima che internet faccia il proprio lavoro con loro.

Dove sono gli standard?#section4

Quando si tratta di ebook, si abbandonano gli standard che chiediamo di adottare. In moltissime conversazioni che ho avuto mentre facevo le mie ricerche per questo articolo, molti auto-editori mi hanno detto che semplicemente non vale la pena pubblicare il proprio lavoro in ePub e che le sole persone che sono esaltate per ePub non hanno nemmeno ancora provato a pubblicare con ePub. Non ha la stessa portata di altri formati e le sue caratteristiche sono implementate in maniera frammentaria, implicando con ciò che è difficile assicurare uno standard tipografico consistente tra i vari device.

Spesso, gli editori cominciano a produrre un PDF in un tool come InDesign e semplicemente non c’è un modo efficace per tradurre un layout e la tipografia PDF in HTML per ePub. Come l’editore Allen Tan mi disse: “il nostro workflow è piuttosto digitale, è solo che il nostro output non è digitale”. Quando le persone creano davvero dei file ePub, solitamente danno questo compito a una risorsa esterna, dicendo che è troppo doloroso da creare in-house. Ci sono degli hack, che indicano un problema più grave.

Tuttavia, in qualità di lavoratori del web, siamo abituati a rispondere a questi problemi meglio che in altri settori e siamo straordinariamente equipaggiati per discutere le questioni di editoria da un punto di vista esterno. Il Web è tipografia, i libri sono tipografia, ePub, lo standard prevalente nei libri, è HTML, CSS e XML, salvati in un file Zip. Allen Tan aggiunse: “il vantaggio di avere ePub come standard è che qualunque miglioramento con ePub può essere rimesso nel web perché usano una base comune”. Possiamo fornire un cambiamento profondo, significativo e costruttivo sia in ePub sia nell’industria editoriale se applichiamo quello che abbiamo imparato nelle nostre battaglie con HTML e CSS.

Quindi… Cosa abbiamo imparato?

Gli standard e gli sconvolgimenti#section5

Nel 1997, la competizione tra Netscape e Internet Explorer portò un manipolo di pionieristici lavoratori del web fondò il Web Standards Project, che chiedeva ai browser di adottare gli open standard HTML e CSS. Ai giorni nostri, si dibatte sulla frammentazione del panorama,chiedendo delle soluzioni cross-platform ed esprimendo preoccupazione quando i produttori di browser sviluppano le loro capacità indipendentemente.

Nel frattempo, l’IDPF – sostanzialmente l’equivalente del W3C per i libri – ha sviluppato e realizzato la specifica di ePub, ma i tool per creare efficientemente ePub non hanno tenuto il passo: non c’è modo di sviluppare semanticamente un libro in un software di layout di pagina, la più grande azienda produttrice di e-reader non segue per niente la specifica ePub e non ci sono e-reader sul mercato che supportino completamente l’ultima specifica pubblicata, ePub 3.0. L’IDPF non è più in sintonia con le realtà del mercato dell’e-reading, esattamente come quando il W3C realizzò XHTML, che non era al passo con le realtà del mercato dei browser. Gli editori hanno cominciato a sviluppare scrupolosamente i bundle digitali con diversi formati, uno per ogni potenziale e-reader, non diversamente da quando i siti web si “vedevano meglio in Netscape 4.0 a una risoluzione di 800×600”. Cosa abbiamo imparato quattordici anni fa e perché stiamo permettendo che accada ancora?

Perché gli editori più grandi fanno come noi. Anche se è stato provato più e più volte che i DRM sono ostili sia ai consumatori sia agli editori, quasi tutti gli ebook venduti oggi ne sono appesantiti. Ma la distribuzione dei media solitamente fa questo percorso: i DRM sono imposti dalla paura e a dispetto delle vendite al ribasso e della pirateria dilagante, l’industria si muove verso gli open standard. Sull’iTunes Store, FairPlay ha lasciato il posto al libero MP3. Per il cinema, DivX è morto, prosperano i DVD con i DRM craccati. I creatori avranno il controllo della loro industria se loro stessi prenderanno una posizione.

In maniera simile agli standard web, adesso occorrono standard editoriali: possiamo uccidere i DRM di Amazon solo se diventiamo fieri avvocati degli open standard e votiamo con i notri portafogli fino a che le cose non verranno fatte nel modo giusto. E gli aggiustamenti proprietari a ePub, come la specifica iBook Author di Apple, non sono diversi dall’approccio che ha WebKit nei suoi stili -webkit proprietari. Un tale approccio può essere ridefinito e riformato se usiamo un approccio con la stessa prospettiva. Come il W3C ha avuto WaSP alla fine degli anni Novanta e nei primi anni del nuovo millennio, l’IDPF ha bisogno anche dei suoi cani da guardia. Siamo abituati al fatto che il web rompa molte industrie ed è ora di abbracciare, nel bene e nel male, la turbolenza attorno al mondo dell’editoria. L’unica alternativa è abolire internet e noi preferiamo che non accada.

Il Publication Standards Project#section6

Questo è il motivo per cui, contestualmente a questa uscita di A List Apart e con il supporto di molte grandi persone, ho lanciato il Publication Standards Project, che ha questi obiettivi a lungo termine:

  • Supporto completo e nativo del più moderno standard ePub in tutti i software e-reader. Potete supportare anche il vostro formato proprietario, ma se il vostro reader non supporta ePub 3.0, continueremo a chiedervi di farlo.
  • Supporto del più moderno standard ePub nella creazione di tool. Come sopra: il vostro software di creazione di libri dovrebbe scrivere del markup semanticamente corretto, anche se esporta anche in altri formati editoriali.
  • Migliorare lo standard ePub esistente. Non è perfetto e ha bisogno di essere migliorato. A lungo termine questo potrebbe risultare in una fork della specifica, sostanzialmente un equivalente del WHATWG, ma per ora cominciamo a lavorare con IDPF.
  • Software di page layout che esportano in maniera semanticamente corretta del codice HTML e CSS standard-compliant. Software developer, state attenti! Dopo aver parlato con molti editori e scrittori indipendenti, sono giunto alla conclusione che questo mercato è molto aperto al momento. Se costruite una trappola per topi migliore, vi farà molto bene!
  • Abolire i DRM in tutti gli scritti pubblicati. È provato che il DRM ha aiutato la pirateria e funziona a discapito del consumatore assumendo che questo sia un ladro. Rimuovere i DRM, d’altro canto, è stato provato che aumenta le vendite in molte situazioni.
  • La fine ai guardiani degli standard. Man mano che il potere si consolida nelle mani di pochi rivenditori di libri, avranno una motivazione decrescente ad accettare dei punti di vista radicali o libri controversi “vietati”. Rifiutare un libro perché contiene un link a terze parti potrebbe rispettare alla lettera la legge di Apple, ma viola lo spirito dell’open access, della condivisione e di una sana competizione e potrebbe probabilmente essere interpretato come un atto di censura.
  • Politiche di prestito bibliotecario più semplici e più umane. Abbiamo un disperato bisogno di supportare le comunità sotto-servite senza la banda larga penetrante. Il rifiuto a semplicare i modelli di prezzo e il rifiuto a inter-operare tra i sistemi di prestito e gli e-reader, implica che le biblioteche semplicemente decideranno di non adottare assolutamente qualcosa che non possono permettersi di fare se vogliono rimanere rilevanti nel futuro.

Almeno a breve termine, porteremo avanti questo discorso in questi modi:

  • Istruzione. Molte persone ignorano queste questioni e come vadano di pari passo con i nostri progressi tecnologici precedenti in altre aree. Gli editori non capiscono la mentalità che hanno i lettori, i lettori non comprenderanno perché gli editori non si uniscano al 21° secolo, gli scrittori non capiscono perché i lettori non paghino di più e perché gli scrittori non vogliono che gli editori abbiano il pieno controllo editoriale. Davvero poche persone comprendono chiaramente tutti i formati di pubblicazione in competizione e perché tutta questa frammentazione è una cosa negativa. Non abbiamo ancora gli strumenti giusti per creare gli scritti migliori che possiamo creare, condividerli con gli altri e discuterne in maniera costruttiva. Nel Publication Standards Project siamo ridicolmente appassionati di queste cose e vorremmo che vi uniste alla discussione.
  • Impegno sociale. Parte del Publication Standards Project è una call to action: firmate i nostri obiettivi in qualità di lettore, scrittore o editore e cercate di lavorare per migliorare il modo in cui comunicate gli uni con gli altri. Un’altra parte è il lavoro di lobbying: abbiamo bisogno di spronare collettivamente i produttori di e-reader, gli sviluppatori di software per l’editoria, i rivenditori di libri e gli editori affinché adottino pratiche migliori nel modo in cui lavorano. Tutti voi che state leggendo questo articolo possono agire e nessun altro lo farà al vostro posto.
  • Le vostre idee. Sappiamo di non aver pensato a tutto e la cosa migliore che potete fare per aiutarci è fare volontariato. Mettetevi in contatto con noi e diteci le vostre idee su questo argomento: non può succedere nel vuoto e non può essere solo lo sforzo di poche persone. Ci adatteremo ai nuovi sviluppi nel panorama editoriale e non c’è modo di dire esattamente come saranno le cose.

Riflessioni conclusive#section7

Abbiamo discusso le prospettive di ePub nel 2010, ma da allora non abbiamo fatto altro che regredire. Le nostre prospettive attualmente sembrano nebulose, ma è un’opportunità per tutti noi per affermare il controllo sul modo in cui questi standard vengono adottati. Attualmente il panorama è penoso, ma abbiamo già risolto una volta questi problemi e possiamo farlo di nuovo. Voi potete contribuire. Abbiamo creato un sito su http://pubstandards.org e il nostro account Twitter è @pubstn. Ci farebbe piacere se vi registraste alla nostra mailing list così che possiamo entrare in azione con il vostro aiuto.

Internet fu creato sulle basi dell’accesso libero e aperto all’informazione ed è ora che cominciamo a comportarci così. Questo non accadrà andando dalle industrie e riformandole dall’interno: accadrà creando un nuovo movimento che possa riformare il modello più vecchio. Se seguiremo gli standard e l’apertura delle cose che pubblichiamo, dipenderà da ognuno di noi, da qualunque parte del tavolo sediamo. Altrimenti, potremmo finire con dei giardini recintati e ce li saremo meritati.

Illustrazioni: {carlok}

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