Cosa abbiamo imparato nel 2012

Ciao 2013! Ci sono volute un po’ di settimane per ambientarci (se usassimo ancora gli assegni, questo sarebbe il momento giusto per smettere di scriverci “2012”). Ora che ci siamo ambientati, ci piace quello che vediamo: persone che rischiano, che si prendono delle responsabilità, che prendono una posizione. Conversazioni appassionate non solo riguardanti quali strumenti usare, ma anche perché il nostro lavoro è importante. Una community che si riunisce per dare un senso a un web che sta cambiando più rapidamente di quanto non facciano il refresh i nostri piccoli schermi.

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Ma prima di fiondarci nel futuro, vorremmo prenderci una pausa per riflettere. Quindi, abbiamo chiesto ai gentili autori e lettori di A List Apart di condividere con noi le lezioni che hanno appreso lo scorso anno e come queste lezioni possono aiutare tutti noi a lavorare – e vivere – meglio nel 2013.

Sistemare l’avidità di informazioni#section1

Nel 2012, ho lasciato Seattle e l’azienda che avevo fondato per unirmi a Twitter e dare il mio contributo per risolvere la questione più seria al mondo che posso risolvere io: l’avidità di informazioni.

Abbiamo sempre vissuto in un mondo in cui non avevamo accesso ad abbastanza informazione per essere informati in maniera appropriata. Ora il nostro problema è l’esatto opposto: c’è così tanto rumore che compete per la nostra attenzione che passiamo giorni interi nuotandoci dentro per cercare quello che davvero è importante per la nostra vita.

Il servizio più essenziale del prossimo decennio sarà quello che vi terrà informati nella maniera migliore e nel minor tempo possibile. C’è vita oltre lo schermo!
Mike Davidson, VP of design, Twitter e founder di Newsvine

Il design di successo richiede un cambiamento nell’azienda#section2

Nel 2012, ho lavorato con aziende di tutte le dimensioni e a tutti i livelli: da un paio di persone fino ad enormi, affermate e complesse realtà di migliaia di persone. I design risultanti variano da una semplice evoluzione a una rivoluzione.

Cambiare il design di un sistema interattivo cambia l’azienda che ci sta dietro. Quest’anno è stato pieno di esempi eclatanti. Più riusciamo ad anticipare ciò (facendo domande, parlando apertamente e pianificando un cambiamento), più il risultato avrà successo. Penso che tutti noi sappiamo bene di cosa sto parlando, ma può risultarci più semplice evitare di gestire questo processo per concentrarci solo sul design.

Le aziende sono solo gruppi di persone con obiettivi, ruoli e abitudini. I designer sono solo persone con alcune capacità. Ma a causa dell’insicurezza da entrambe le parti, le differenze fanno scattare dei meccanismi di difesa, così ci rifugiamo nel gergo: tutto il chiacchiericcio attorno ai “ragionamenti di design” non è altro che una distrazione. Il design è un’attività di business: funziona quando i designer e le aziende collaborano per risolvere un problema reale con buona informazione e obiettivi chiari. La parte difficile è confrontare tutte le cose mondane specifiche che interferiscono. Quindi, suppongo che questo sia un obiettivo del 2013: andare oltre noi stessi e osservare più a fondo i fattori che rendono un successo una soluzione di design.
—Erika Hall, co-founder e director of strategy, Mule Design

Occorre del tempo per un cambiamento positivo#section3

Mi è stata ricordata la nostra responsabilità nel dover lasciare il mondo in condizioni migliori di quelle in cui l’abbiamo trovato e che occorre sempre del tempo per il cambiamento. Queste lezioni sono state rafforzate durante la mia ricerca sui browser delle TV e mentre lavoravo sulle immagini responsive.

Le TV non supportano il media type TV perché se lo facessero il 99% del web che usa “screen” non funzionerebbe più. Questo mi ricorda la debacle dei vendor prefix. Quando prendiamo delle scorciatoie nei progetti, non realizziamo l’impatto a lungo termine che hanno sul web. Quando si tratta di immagini responsive, il progresso è misurato in settimane di sforzi e di collaborazione. Occorrono tempo e perseveranza per avere dei nuovi standard.

Al di là della tecnologia, ho partecipato al mio primo meeting PTA. Ero stato ispirato dalle elezioni presidenziali e avevo concluso l’anno profondamente turbato dalla tragedia di Newtown e determinato a dare il mio contributo per evitare che cose simili accadano di nuovo.

Sia nel web sia nella nostra comunità, vedo persone disperate per il fatto che non si possano cambiare le cose più rapidamente, che il mondo non diventa migliore dalla sera alla mattina. Ma se quest’anno mi ha insegnato qualcosa, è che non possiamo ignorare il duro lavoro che deve essere fatto e che tutti dobbiamo prenderci la responsabilità di rendere il mondo migliore di come l’abbiamo trovato sia sul web sia nella nostra società.
—Jason Grigsby, co-founder, Cloud Four

Sperimentare piuttosto che ipotizzare#section4

Per me il 2012 è stato un anno di sperimentazioni. Ho imparato che più si è sicuri di qualcosa o più tempo si è speso a fare le cose in un certo modo, più è importante abbandonare le proprie assunzioni e provare l’esatto opposto. Più radicate sono le vostre assunzioni, meno le noterete. Il che rende tutto più difficile.

Nel 2013 vorrei trovare un modo per aiutare le persone ad usare WordPress come piattaforma di sviluppo, trovare modi per rendere il blogging più social e più connesso e adattare WordPress per farlo diventare “touch-native”.
Matt Mullenweg, founder, Automattic e WordPress

La vita plasma il lavoro#section5

Il 2012 è stato un anno di dure lezioni per me. Dal 2008 ho preso decisioni riguardanti i miei affari basandomi su una visione su cui avevo investito pesantemente, sia emotivamente sia materialmente. Dire addio a quella visione ha significato fare enormi cambiamenti che non sono stati facili da fare. (Uno dei miei impiegati mi ha dato un biglietto di auguri che diceva: “2012: l’anno che ha fatto schifo.”).

Durante questi lunghi mesi, ho pensato molto al modo in cui il lavoro ha plasmato la mia vita negli ultimi quattro anni e, ad un certo punto, mi sono resa conto che la vera opportunità, in effetti, è di capire come la mia vita possa plasmare il mio lavoro. Quindi, nel 2013, voglio aiutare le persone a comprendere in che modo le loro esperienze di vita (sia professionale sia personale) possano improntare e migliorare il loro lavoro. E se questo suona come un cambiamento di direzione per me, in realtà non lo è. Il nucleo centrale della content strategy è quello di fare il punto della situazione, porre degli obiettivi, narrare storie, trovare un percorso e, fondamentalmente, impartire un cambiamento reale. (Ogni bravo content strategist vi dirà che, ad un certo punto, un cliente gli ha suggerito di cambiare il nome della professione in “content therapist”).
Essere in grado di articolare un punto di vista basandosi su un’esperienza reale è criticamente importante: può cambiare il proprio lavoro, la propria carriera e l’intero settore nel suo complesso. Chiedete semplicemente alle persone le cui parole appaiono in questo e in altri numeri di ALA.
—Kristina Halvorson, president, Brain Traffic

Ci siamo dentro insieme#section6

Non importa quanto lavoriamo duramente: nessuno di noi può dire “L’ho fatto senza aiuto.” Tutto quello che ha importanza fondamentale per noi professionisti del web, dal codice al design, dal design al contenuto, dal mobile alle app per arrivare fino ai modelli di entrate (è una lunga lista, davvero), lo dobbiamo a qualcuno che ci è arrivato prima di noi. Guardando indietro al 2012, il più grande lascito per me è l’enorme debito di gratitudine che ho verso tutti voi.

Nel 2013, la mia speranza è che questo spirito di gratitudine diventi comune. La mia speranza è che capire il modo in cui tutto il nostro lavoro è connesso ci ispiri sogni più grandi, ci faccia accettare sfide più grandi, sconfigga le nostre paure, ci ricordi di criticare e ci faccia considerare responsabili gli uni verso gli altri quando ci perdiamo. Non importa se sei il mio competitor, non importa se non sei d’accordo con me: quello che importa è che se stai rendendo il web (e quindi il mondo) un posto migliore e io ti coprirò le spalle. Grazie per aver coperto le mie in tutti questi anni.
Leslie Camacho, entrepreneur, precedente CEO di EllisLab

Progettate sistemi, non schermate#section7

Più della metà dei proprietari di laptop negli USA ora possiede anche uno smartphone e quasi un quarto di loro possiede anche un tablet (fonte). E, ovviamente, con il Natale appena passato, il numero di utenti che possiede un device in tutte e tre le categorie sarà ancora più alto. Gli utenti si spostano da un device all’altro in maniera così fluida e in pattern che spesso non possiamo predire. Adesso le app stanno cominciando a connettersi ad altri device per controllare, sincronizzare o estendere un’esperienza.

Penso che assisteremo a progettazioni più “cross-channel” nel 2013 per gestire l’utilizzo multi-device simultaneo e il salto da un device all’altro all’interno di un singolo workflow. La continuità tra le piattaforme sarà importante, ma non abbiamo bisogno che l’esperienza sia la stessa sui vari dispositivi. La user experience si trasformerà per adeguarsi ad ogni contesto. Avremo bisogno di progettare sistemi, non schermate, per risolvere i problemi di design dell’esperienza cross-channel.
Aarron Walter, director of user experience in MailChimp

Fiducia in sé stessi vs. umiltà#section8

La cosa più importante che ho imparato lo scorso anno è che le due caratteristiche più importanti di un buon designer sono quelle che, sulle prime, sembra si contraddicano tra loro.

Da un lato, noi designer dobbiamo avere fiducia nelle soluzioni che troviamo per i problemi che cerchiamo di risolvere. Abbiamo bisogno di continuare ad esplorare la teoria del design e delle discipline ad esso collegate, e dobbiamo perfezionare la nostra arte costantemente. Una solida conoscenza della teoria e una tecnica eccellente devono diventare così radicate che semplicemente diventano una seconda natura, la pietra angolare di tutto quello che progettiamo.

Ma ugualmente importante, dobbiamo essere aperti alla possibilità che alcune nostre decisioni possano essere sbagliate. In realtà, dobbiamo accogliere bene questa eventualità. Dovremmo aggrapparci a una misura di dubbio riguardo noi stessi, con meno ego, ogni volta che presentiamo un nuovo design al mondo. Ammettendo i nostri errori e facendo cambiamenti basandoci sulle critiche costruttive fa miracoli per migliorare i nostri progetti e la nostra arte. Questo è il motivo per cui ogni user testing e ogni peer review accurata sono così essenziali.

La frase che è emersa per descrivere questa combinazione di skill e attitudini è “design umile” e mi piace. Ma un riassunto ancora migliore è quello di John Lilly: “Progettate come se aveste ragione, ascoltate come se aveste torto.” Non è una contraddizione, ma una ricetta per il successo.
Rian van der Merwe, user experience designer

Connettersi ai clienti.#section9

Nel 2011 dissi che “il design migliore mette in collegamento le persone”.

Nel 2012, avviando il mio design studio, ho realizzato sempre di più quanto ciò sia vero. Cominciare un’attività da solo dopo aver lavorato per e con agenzie per anni, avevo completamente previsto che la maggior parte del mio lavoro sarebbe stata ancora in Photoshop. Tuttavia, ho scoperto che una quantità significativa delle mie ore lavorative dello scorso anno (il 48,73% per essere precisi. Grazie Harvest!) è stata spesa al telefono, su Skype o in incontri di persona con i clienti di cui mi fido e che si fidano di me. Il buon design proviene da collaborazioni significative, rafforzate dalla fiducia da entrambe le parti.

Per creare un grande design che metta in connessione le persone, è importante connettersi con grandi persone che sanno dare il giusto valore a un grande design.
Dan Mall, founder e design director, SuperFriendly

Azzerare le aspettative sui device#section10

Una delle cose più importanti che mi porto via dal 2012 è l’aver capito che le persone non usano i device nel modo in cui ci aspettiamo che facciano.

Nel 2011 incontrai Ludwick Marishane, uno studente di 20 anni del Sud Africa. Aveva inventato un gel chiamato DryBath che funziona senza acqua. Dal momento che non aveva un computer, aveva scritto a macchina il suo business plan da 8000 parole sul suo cellulare Nokia 6234.

Le persone usano qualunque dispositivo a cui abbiano accesso. Ofcom ha scoperto che il 20% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni visita i siti web su una console di gioco. Non sembra molto, ma è facile dimenticarsi che per alcuni una console di gioco potrebbe essere l’unico dispositivo a cui hanno accesso provvisto di browser.

L’esperienza della navigazione su console è migliorata considerevolmente nel 2012, il che dovrebbe portare più persone a navigare sulle TV, quindi il soggiorno diventa il contesto a cui dovremmo pensare maggiormente nel 2013.
Anna Debenham, freelance front-end developer

Andare oltre noi stessi#section11

Più di tutto, direi che siamo stati capaci di provare alcune cose che avremmo già dovuto sapere nel 2012. A metà anno, abbiamo assunto un SEO full-time. Beh, abbiamo assunto un digital strategist, perché sappiamo tutti che le web agency e i consulenti SEO non vanno d’accordo.

Avremmo dovuto fare questa cosa molto tempo fa. Sapevamo da tempo di essere troppo concentrati sul lancio, ma eravamo troppo presi da tutta la nostra solita autostima per fare in modo che una persona del team si dedicasse completamente a fare qualcosa di diverso. Onestamente, non riesco a pensare ad un altro evento nella nostra storia recente che abbia avuto un impatto così positivo nel nostro business.

Durante il 2013 spero di liberarmi di tutti gli altri stereotipi e di continuare a rivalutare quello che facciamo. Penso che il nostro settore tenda a guardare dall’alto in basso tutto quello che non è il meccanismo bellissimo e ripetibile della nostra arte. In qualche modo limita l’importanza del nostro business.

Ci è voluto un po’ (sedici anni) per andare oltre noi stessi tanto da provare qualcosa di nuovo. Spero ci muoveremo un po’ più rapidamente la prossima volta.
—Aaron Mentele, partner, Electric Pulp

Fare, non solo consumare#section12

Non ditemi che non vi siete mai svegliati da un pisolino o dopo una notte riposante per ritrovarvi con il vostro [inserire il mobile device preferito qui] stretto in mano. La vita online è così meravigliosamente seduttiva che ci concentriamo così intensamente sui monitor retro-illuminati di varie dimensioni, che ci dimentichiamo di quanto sarebbe più facile risolvere i problemi quando il nostro cervello è impegnato a risolvere altre cose. E, con “me” e “voi” in realtà intendo solo me.

Quando lavoravo per Flickr, correvo per quattro miglia tre volte alla settimana. Al lavoro eravamo alle prese con alcune avventure piuttosto intriganti: lanciare a livello internazionale in più lingue e giurisdizioni (“pensa, Flickr pensa!”), introdurre i video (“Tieni fermo Flickr!”). La corsa mi manteneva (abbastanza) sanoadi mente. Ho scoperto che quando ero lontana da tutto, potevo ragionare più facilmente sui problemi.

Quello che avevo dimenticato negli ultimi anni è che sono più felice quando faccio cose con le mani. Nel 2012, ho fatto un corso online di pittura di sei settimane e ho partecipato a un gruppo di realizzazione di stampi. Quel momento in cui faccio qualcosa con le mie mani è diventato il nuovo “quattro miglia tre volte alla settimana”. Il mio cervello riesce a risolvere i problemi in modi che non sono possibili stando a contemplare un documento bianco o un foglio di calcolo vuoto.

Nel 2013 vorrei passare meno tempo online “consumando” e più tempo offline creando. O meglio, consumando più saggiamente. Devo affinare le mie doti di creatrice di cose per lo zombie apocalypse imminente.
—Heather Champ, Findery

La diversità è una feature#section13

Le conversazioni all’interno della nostra comunità durante lo scorso anno mi hanno ricordato quanto sia cambiato completamente e irrimediabilmente il design per il web da quando ho cominciato a lavorare in questo settore. All’inizio, le nostre pratiche si concentravano sulla normalizzazione del rendering del CSS e della logica JavaScript su cinque o dieci browser popolari, così che i nostri design apparissero e si comportassero allo “stesso” modo. Sostanzialmente, stavamo creando dei design per stampa navigabili su computer. Considerando il numero di browser che sono importanti per noi oggi, è facile guardare indietro a quei giorni e pensare che si stesse meglio allora, ma la verità è che il lavoro era molto difficile, se non impossibile. I nostri lavori non erano più semplici allora, ma il nostro focus si è spostato in modo importante.

Oggi, progettiamo per un medium che ha senso in sé e per sé. Abbiamo realizzato che la diversità è una feature, non un bug; abbiamo riconosciuto che avere la stessa user experience per tutti vuol dire perdere un’opportunità. Ci stiamo muovendo da un’era di normalizzazione verso un’era di contestualizzazione, in cui lo sviluppo di siti web che soddisfino le diverse feature, i vari vincoli, i sensori e i modi di input dei vari browser ci dirigono verso un’esperienza sottilmente diversa, e più adatta a ogni persona.

Supportare tutti gli utenti oggi richiede una nuova definizione della stessa parola “supporto”: il passaggio con successo di contenuto e funzionalità essenziali ad un device. Oltre a ciò, dovremmo accogliere il fatto che le cose non saranno più come prima.
Scott Jehl, designer/developer, Filament Group

Essere onesti#section14

Quest’anno ho dato una talk intitolata “True Story”, in cui ho detto a tutti di smetterla di dire bugie e di raccontare storie semplici e oneste.

Tre giorni prima della mia talk mi ero resa conto che stavo dicendo una sciocchezza. Non sembravo io. Stavo cercando di impressionare le persone, non di aiutarle. Ho passato tre giorni e tre notti a riscrivere il mio talk. Non mi sono fermata fino a quando non ho scritto qualcosa che mi fece piangere. Non era perfetto ma mi sembrava giusto.

Come consulente content strategist/scrittrice, una gran parte del mio lavoro consiste nel far sì che le aziende (e io) rimaniamo onesti. Ci lavorerò su nel 2013.
Tiffani Jones Brown, content strategist at Pinterest

Vivere con urgenza#section15

Quest’anno è stato pieno di realizzazioni e aggiunte al mio toolkit da designer e leader. Alcune su cui sono tornata più spesso nel corso dell’anno sono:

  • La fiducia e la vulnerabilità sono un prerequisito per la creatività all’interno di un team
  • Quando si crea insieme come gruppo, le relazioni sono più importanti del talento, delle idee o del processo.
  • Bisogna sempre tenere d’occhio la sottile linea tra il troppo self-editing e il non buttare via abbastanza concetti

Ma nessuna esclusa, la lezione più importante che ho appreso è vivere la vita con urgenza. Non in senso stressante, frenetico, ma nel senso che le cose su cui potreste concentrarvi o meno (relazioni, progetti, idee, etc.), possono finire quando meno ce lo si aspetta. Vivere con meno di un’attenzione concentratissima e con una fretta determinata non è abbastanza. Il 2013 sarà l’anno in cui vivrò e creerò con urgenza.
Hannah Donovan, co-founder/design director, This Is My Jam

Usare meglio gli strumenti migliori#section16

Quest’anno ho detto troppe volte “Questo progetto non sarebbe stato divertente se fosse stato facile”.

Quando avevo appena vent’anni e stavo imparando a fare il carpentiere, tutti i miei strumenti erano terribili: il mio martello piegava i chiodi, nessuna delle mie seghe aveva mai tagliato una riga dritta e il mio metro riusciva sempre ad essere un po’ sballato una volta che tutto era stato detto e fatto.

Siamo onesti: il responsive web design non è facile quando si comincia ad applicarlo. Richiede dei grandi cambiamenti sia nel ragionamento sia nel processo. Si comincia in maniera impacciata, come con un nuovo attrezzo. Forse vi siete perfino ritrovati a maledirlo di tanto in tanto. Il punto è che, una volta che si è lottato con lui e si fa un passo indietro per ammirare quello che avete creato, sì, forse si vedono un paio di cuciture e forse avreste potuto fare meglio alcune cose, ma saprete quali sono questi errori prima che si presentino la prossima volta. Quando procediamo verso il prossimo lavoro, i nostro strumenti sembrano più leggeri, più appuntiti e più accurati rispetto all’ultima volta, perché siamo migliorati nel loro uso.

Quest’anno abbiamo tutti iniziato a capire il funzionamento di un nuovo incredibile strumento. L’anno prossimo miglioreremo nel suo utilizzo.

Comunque, è probabile che lanceremo ancora un discreto numero di maledizioni.
Mat Marquis, designer/developer, Filament Group e technical editor di A List Apart

Affrontare le proprie paure#section17

Il 2012 è stato l’anno della paura. Per tutta la mia carriera mi sono convinto che non sarei stato uno di quelli che parlano in pubblico e poi sono stato così stupido da scrivere un libro. Una parte di quel libro cercava di convincere le persone a superare le proprie paure. Per evitare di essere ipocrita, mi è toccato uscire allo scoperto e fare quella cosa di cui ero terrorizzato: così, mi sono ritrovato sul palco di fronte a un grande pubblico.

La notte prima non avevo chiuso occhio: ero terrorizzato. Il mio cuore batteva all’impazzata e avevo realizzato in quel preciso istante che avevo due alternative: andarmene o affrontare la paura. Perciò mi sono lasciato spaventare. Ammetto che era reale e che aveva ragione di esistere. L’ho abbracciata, sono uscito e ho fatto la cosa al mondo che mi faceva più paura. E sono andato bene. La volta successiva che mi è capitato di parlare in pubblico ero ancora spaventato ma un po’ meno.

La mia speranza per voi nel 2013 è che vi chiediate qual è la paura che vi trattiene dal compimento. Che cosa vi fa più paura? Smettete di aspettare che arrivi il coraggio. Viene dopo.
Mike Monteiro, co-founder and design director, Mule Design

Illustrazioni: {carlok}

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